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10 modi in cui Facebook sviluppa l’intelligenza

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10 modi in cui Facebook sviluppa l’intelligenza

Una curiosa testimonianza, proveniente dall’universo di Listverse, sembra elencare un discreto numero di fattori capaci di dimostrare che Facebook sviluppa l’intelligenza di chi lo utilizza: ci viene offerta, cioè, una lista di 10 buone ragioni per cui il più amato social network di tutti i tempi presenterebbe, al di là della pura e semplice finalità di intrattenimento, alcuni vantaggi degni di nota.

Noi, con questo articolo, intendiamo proporvi la tesi sostenuta dai ricercatori coinvolti negli studi eseguiti in merito; sicuramente vale la pena di darle un’occhiata, dato che siamo convinti che le cose non debbano essere considerate solo bianche o solo nere, ma che in tutto ci sia spazio per le diverse sfumature di colore, e quindi per prospettive altre e nuove. Dopotutto non esistono strumenti “buoni” o “cattivi” di per sé, ma siamo noi con l’uso che ne facciamo a determinare la loro bontà o sconvenienza.

Forse Mark Zuckerberg non immaginava che il suo progetto avrebbe ottenuto tanto successo quando ne scrisse il codice nel suo dormitorio di Harward una decina di anni fa, ma così è stato. Vediamo ora in che modo la sua “creatura” avrebbe influenzato positivamente l’odierna generazione, apportando benefici allo sviluppo delle facoltà intellettive dei tanti utenti registrati.

1: I giochi di Facebook stimolano il pensiero critico e la creatività

Il problema dei videogiochi è che le persone più coscienziose e responsabili sono tendenzialmente portate a ritenerli una perdita di tempo ingiustificata. Nessun datore di lavoro assumerebbe mai infatti un candidato che elencasse tra i propri requisiti formativi “1300 ore di gioco a Call of Duty”, perché per qualche ragione si ritiene inammissibile che un adulto sia appassionato di videogiochi, esattamente come sarebbe inammissibile invocare il mago oscuro “Voldemort” di Harry Potter in una scuola di magia! Ciononostante le statistiche rilevano mensilmente milioni di utenti connessi regolarmente ai loro browser game preferiti come FarmVille o simili. Benché spesso venga spontaneo colpevolizzarsi per questo “inutile dispendio di tempo”, alcuni studi stanno dimostrando che i giochi digitali (soprattutto il genere puzzle game) insegnano a risolvere i problemi in modo creativo, mettendo in atto un vero e proprio processo chimico di gratificazione ogni qual volta il cervello abbia pensato in modo critico. Giochi come BeJewled sviluppano il ragionamento su oggetti collocati nello spazio, nonché la facoltà di identificare schemi; giochi, invece, come FarmVille e CityVille aiutano ad ampliare l’orizzonte della nostra attenzione, e a gestire gli obiettivi attraverso un ambiente nel quale operare a lungo termine e il cui andamento rifletta le decisioni prese. Tutto ciò che crea una sfida rinforza in qualche modo il cervello, costringendolo a elaborare qualcosa di nuovo e inaspettato.

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2: Facebook costituisce una riserva di intelligenza cristallizzata

Intelligenza culturale, intelligenza politica o intelligenza sociale in realtà non hanno molto in comune con il modo meccanico in cui funziona il cervello. Eppure esse si armonizzano insieme in una comprensione generale del mondo secondo un processo chiamato “intelligenza cristallizzata”. Si pensa infatti che gli esseri umani siano dotati di due tipi di intelligenza: fluida e cristallizzata. L’intelligenza fluida è la capacità di risolvere i problemi e di usare la logica. Quella cristallizzata è il nostro bagaglio di conoscenza, come il lessico o le nozioni di storia, attualità, e così via. In che modo siete, ad esempio, per la prima volta venuti a conoscenza del film “Kony 2012”? Per molti sarà sicuramente avvenuto su Facebook, dove del resto ci aggiorniamo sul nostro gruppo musicale preferito, scopriamo nuove leggi del governo, o apprendiamo i vari risultati sportivi. Che usiamo Facebook o no, il sito – nel suo complesso – è un pozzo di informazioni e conoscenza. Alcune notizie vengono filtrate dal nostro cervello, mentre altre sono immagazzinate per essere richiamate in un secondo tempo. Ovviamente esisterebbero molti altri posti in cui cercare le stesse informazioni, ma Facebook può indubbiamente essere visto come una costante fonte di sapere, una fonte in continua evoluzione.

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3: Le discussioni sviluppano il ragionamento logico

Facebook, in qualità di strumento di comunicazione, è stato teoricamente concepito per l’interazione costruttiva tra individui, quindi per la discussione intesa come utile scambio di opinioni, che è una cosa che il cervello adora assolutamente mettere in pratica. Secondo alcuni ricercatori comportamentali il concetto di “discussione” (cioè l’atto di dimostrare che il proprio punto di vista è superiore a un altro) è uno dei fondamenti dell’intelligenza umana. E il processo mentale di sviluppo di una discussione è per il cervello un esercizio di ordinaria amministrazione. Uno dei princìpi affermati dalla teoria sulla discussione è che discutere ci costringe a pensare in modo astratto allo scopo di sviluppare un dialogo logico persuasivo. Durante una discussione non utilizziamo soltanto la memoria per trovare le parole che ci occorrono, bensì facciamo anche un passo ulteriore modellando il contesto al quale le parole appartengono, per adattarle ai nostri argomenti. Insomma, un processo mentale sicuramente produttivo, da contrapporre al genere di “dibattito” che normalmente ha luogo tra due persone nella vita reale e che termina quasi sempre per volontà di una sola di esse, impaziente di liquidare l’altra bruscamente e con male parole. Nelle discussioni online, al contrario, abbiamo il tempo di riflettere sui nostri argomenti, li progettiamo e ne seguiamo l’andamento, in poche parole sfruttiamo le nostre capacità di ragionamento e pensiero critico.

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4: Facebook ci costringe a leggere

In base a quanto affermato nel paragrafo precedente non possiamo negare che Facebook costituisca una forma di comunicazione scritta. Sebbene possa sembrare che la maggior parte dei post pubblicati non offra niente di valido, il solo fatto che noi li leggiamo influenza comunque il nostro cervello in molti modi diversi. Un recente studio ha chiesto a coloro che vi hanno partecipato di sottoporsi a una risonanza magnetica funzionale durante la lettura di un libro. Di fatto è stato loro proposto di leggere con due diverse disposizioni mentali: prima come se lo facessero per divertimento, e poi come se analizzassero il libro stesso. Si è scoperto che i due diversi stili di lettura spingevano il sangue a fluire in aree del cervello distinte, stimolando funzioni mentali separate. In modo simile, la grande varietà di post di Facebook costringe il nostro cervello a elaborare questi secondo differenti modalità: utilizziamo cioè diverse aree del cervello a seconda di cosa stiamo leggendo (la ricetta culinaria pubblicata da un nostro collega, un articolo contenente una notizia politica, il resoconto della festa di compleanno di un caro amico, eccetera eccetera). Facebook inoltre sviluppa capacità di lettura selettiva: quando scandagliamo le novità e gli aggiornamenti, il nostro cervello estrapola parole e frasi classificandole, e focalizzando l’attenzione sulle informazioni per noi più interessanti.

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5: Facebook potenzia le capacità di scrittura

Tantissima gente è convinta che la popolazione mondiale stia, dal punto di vita intellettivo, drammaticamente regredendo di generazione in generazione. Magari perché con i moderni mezzi telematici di cui disponiamo si sono “rarefatte” le occasioni in cui utilizziamo il linguaggio in modo consapevole ed efficace piuttosto che in modo automatico, e i giovani sono quelli che a detta di molti ne starebbero facendo le spese. Ma la verità è che molto probabilmente la generazione attuale sta scrivendo, anche per merito di Facebook, di più – e meglio – di qualunque altra generazione degli ultimi 50 anni. Nel 2001 la Stanford University ha iniziato quello che è stato chiamato lo Stanford Study of Writing. Nel corso della ricerca si è scoperto che gli studenti che scrivevano con regolarità su Facebook manifestavano, grazie ad esso, superiori doti di scrittura. La ragione è che i ragazzi avevano imparato ad adattare lo stile delle loro composizioni alle diverse situazioni. Campioni di scrittura provenienti da Facebook, posta elettronica e quaderni di scuola hanno mostrato tutti una sottile differenza di registro, sebbene creati dalla stessa persona. L’effetto sul cervello è simile a quando si passa da una lingua a un’altra.

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6: Gli animaletti graziosi aiutano a concentrarsi

È pressoché impossibile iscriversi a Facebook e poi restare indifferenti davanti all’adorabile immagine di un vezzoso gattino in una tazza da latte, o un cucciolo e un gattino che sonnecchiano insieme, o una qualsiasi altra tenera combinazione delle due. Ebbene, tutto ciò sembra avere risvolti positivi sulla nostra efficienza lavorativa, poiché è stato dimostrato da uno studio svolto dalla Japan’s Hiroshima University che le immagini dei graziosi animaletti che pullulano sulla rete ci aiutano a concentrarci e a svolgere più efficacemente i nostri compiti. L’esperimento eseguito durante la ricerca ha diviso gli studenti in vari gruppi: un gruppo doveva gareggiare in un videogame online, e un altro gruppo doveva invece individuare un preciso numero all’interno di una lunga sequenza cifrata. In più, ad alcune persone sono state mostrate foto di animali appena nati, ad altre sono stati mostrati animali adulti, e ad altre ancora foto di cibo. I risultati avrebbero determinato che le prestazioni degli studenti che hanno visualizzato le immagini dei cuccioletti sono state superiori del 44% al rendimento avuto quando non avevano visualizzato nulla. Le prestazioni degli altri gruppi – quelli che hanno visualizzato immagini di cibo o animali adulti – non hanno minimamente subìto modifica alcuna.

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7: Le emozioni positive stimolano la creatività

Esistono molte cose negative che si possono dire di Facebook, ma l’arte di mantenersi in contatto con amici e familiari produce senza ombra di dubbio un’influenza fortemente positiva.

Gli studiosi hanno infatti dimostrato che anche piccole quantità di quello che in psicologia viene definito “rinforzo positivo” sviluppano un più ampio stile di pensiero, e i ricercatori hanno osservato che persone a cui veniva proiettato un filmato su qualcosa di positivo mostravano poi migliori performance nei test riguardanti l’associazione di parole e l’elaborazione di elementi visivi. Un altro esperimento è stato eseguito su medici cui sono state fornite immagini positive prima che venisse loro chiesto di diagnosticare un caso di disfunzione epatica. I medici che hanno esaminato il caso di buon umore hanno formulato la diagnosi più rapidamente, hanno mostrato ragionamenti più creativi e hanno integrato le informazioni del caso in modo migliore.

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8: L’interazione sociale stimola le funzioni cerebrali

Interagire con gli altri per collaborare alla risoluzione dei problemi non è esclusiva prerogativa dell’uomo, tuttavia i ricercatori sono convinti che noi lo facciamo molto di più di qualunque altra specie animale, e ciò potrebbe costituire una delle ragioni per cui possediamo un cervello più ampio e più evoluto. Questo tipo di processo si verifica ancora oggi: un team di ricercatori del Trinity College di Dublino ha stimolato i percorsi neurali di due persone che dovevano decidere, per superare una determinata prova, se lavorare insieme o ciascuno per proprio conto. I due hanno scoperto che la collaborazione ha costretto il cervello a creare nuovi percorsi, dovendo immaginare ciò che avrebbe fatto l’altra persona. Il cervello è cresciuto e si è modificato per concedere spazio a più potenziali risultati.

Secondo Luke McNally, lo specialista in microbiologia evolutiva a capo della ricerca, si tratta di qualcosa che il cervello fa ogni volta che una persona interagisce con altre. Non solo su Facebook ovviamente, ma di certo sulla nota piattaforma avviene costantemente e quotidianamente, più di quanto accada in altri ambiti (uno studio separato ha osservato il comportamento sociale di giovani di 13 diversi paesi, e ha scoperto che oltre il 40% preferisce interagire online che non nella vita reale).

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9: Facebook migliora la nostra memoria

Uno degli effetti collaterali dell’avere un gran numero di amici è il fatto di doversi tenere in contatto con tutti quanti. Nella vita reale possediamo probabilmente poche dozzine di conoscenti – colleghi di lavoro, compagni di scuola, gente con cui usciamo – e forse mezza dozzina di amici stretti che vediamo spesso. Ma su Facebook l’utente medio possiede oltre 200 amici, molti più di quanti ne abbia la maggior parte della gente nella vita reale. La ricercatrice scozzese Dott.ssa Tracy Alloway afferma che il solo fatto di dover tener traccia di tutte queste persone accresce considerevolmente, nel tempo, la nostra memoria di lavoro. Fondamentalmente, fintantoché la nostra lista di amici su Facebook supera quella che consideriamo la quantità media di amici nella “realtà”, il nostro cervello avrà bisogno di lavorare di più per riuscire a elaborare efficacemente i contatti social eccedenti. Secondo le parole della Dott.ssa Alloway, tutto ciò non fa che “impegnare il nostro cervello e migliorare le connessioni neurali”, che è in realtà un modo complicato per dire che la cosa conferisce dei “superpoteri” alla nostra memoria.

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10: Un maggior numero di amici su Facebook accresce le funzioni cerebrali

Anche se in questo caso le ricerche non avrebbero condotto a risultati certi, da uno studio del Prof. Geraint Rees, responsabile del dipartimento di Neuroscienze Cognitive alla University College London, risulterebbe che a un incremento del nostro numero di amici corrisponde un incremento dello sviluppo delle facoltà intellettive. Nello specifico, coloro che hanno più amici su Facebook tendono ad avere una materia cerebrale più sviluppata nell’amigdala (cioè quella sezione del cervello associata alle risposte emotive, che si collega alle funzioni mnemoniche di richiamo di volti o nomi); quello che non si è ben capito è se la maggiore densità di tale regione derivi dal possedere nell’ambiente virtuale un numero di amici superiore alla media o se, viceversa, siano semplicemente le persone dotate di un’amigdala più estesa a sviluppare per natura più contatti sociali degli altri.

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Noi per ora ci limitiamo ad apprendere con mente aperta e lucida queste testimonianze e pubblicazioni che ci offrono una prospettiva incoraggiante sull’uso dei mezzi telematici messi a nostra disposizione dalla moderna tecnologia.

Certo, la natura approssimativa di alcune delle esposizioni che popolano il famoso network potrebbe non avallare le presunte qualità di scrittura dei suoi utilizzatori, ma chissà che prima di avvalersi del mezzo le difficoltà di alcuni non fossero di maggiore entità, o che qualche buon elaborato non sia realmente frutto di un’interazione sociale continuativa.

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