Disputa conclusa. O quasi. L’FBI trova la chiave per sbloccare iPhone 5C, lo smartphone dell’attentatore della strage di San Bernardino, e contestualmente ritira la causa legale intentata contro Apple, affinché quest’ultima potesse – anche forzosamente, visti i toni accesi della disputa Apple vs FBI – prestare collaborazione per accedere ai dati del dispositivo iOS di Syed Farook. Un aiuto che evidentemente non serve più, giacché il Federal Bureou of Investigation è riuscito a metter le mani sui dati dell’attentatore, relegando così Apple in secondo piano. È ancora sconosciuto il come si sia riusciti a sbloccare iPhone 5C, ma quel che traspare in queste ultime ore è l’assoluto rifiuto di collaborazione del Dipartimento di Giustizia con il colosso di Cupettino: l’FBI terrà infatti ben custodito il proprio segreto, non divulgando ad Apple il proprio <<asso nella manica>>.
Un crinale che conferma come i rapporti tra il Bureou e l’azienda capitanata dall’Amministratore Delegato Tim Cook siano ormai ai minimi storici, a seguito del reiterarsi di polemiche aventi ad oggetto il rispetto ed il non intralcio alle indagini, da un lato, e la privacy degli utenti dall’altro. Una battaglia alimentata a più riprese nelle ultime settimane, non senza colpi ad effetto o colpi di scena: ad incominciare dal grossolano errore compiuto dall’FBI nelle ore immediatamente successive alla strage di San Bernardino (sarebbe bastato infatti portare le smartphone Apple presso punti noti, quali la l’abitazione di Farook, per evitare qualsivoglia polemica), passando alle parole preferite da John McAfee negli ultimi giorni, coincisi con il rinvio dell’udienza ed al consequenziale sblocco dell’iPhone dell’attentatore: <<conosco il metodo utilizzato dall’FBI e non lo rivelerò. Ma quel che posso dire è che non piacerà affatto ad Apple ed al CEO Tim Cook>>.
La battaglia potrebbe comunque non esser giunta al suo epilogo finale, allorché Apple potrebbe continuare ad agire in giudizio affinché il Dipartimento di Giustizia riveli le fatidiche informazioni. Che potrebbero forse esser state offerte dalla società israeliana Cellebrite, come trapelato in questi ultimi giorni, magari facendo leva sul metodo del Nand Mirroring, ossia la copia dei chip che compongono iPhone affinché si possa tentare l’accesso su quest’ultimi. Ad ogni modo, le informazioni del Bureou dovrebbero esser etichettate come segrete e dunque inaccessibili ad Apple. Che potrebbe ulteriormente rimpinguare l’ormai celebre ed infinita disputa chiamando in causa l’FBI.