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Facebook accusato di alterare i contenuti pubblicati, il Senato USA chiede spiegazioni a Zuckerberg

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Facebook accusato di alterare i contenuti pubblicati, il Senato USA chiede spiegazioni a Zuckerberg

Come era lecito attendersi, le elezioni americane sono diventate un banco di prova importante per il trattamento delle informazioni da parte di algoritmi e curatori delle piattaforme di social networking e per il delicato rapporto fra editori di notizie e colossi della tecnologia. E la bolla (filter bubble) è esplosa sull’asse Facebook – Partito Repubblicano, con la commissione Commercio, Scienze e Trasporti del Senato statunitense che ha chiesto spiegazioni a Menlo Park.

Le rivelazioni di Gizmodo sulla manipolazione dei contenuti, e sulla penalizzazione di quelli sui conservatori, hanno scoperchiato il vaso di Pandora della gestione delle informazioni da parte del social network.

Ha raccontato una fonte anonima alla testata. Facebook, per voce del vice presidente della sezione trending topic:

«Cancelliamo costantemente le notizie sui conservatori»

Tom Stocky, ha smentito categoricamente la manipolazione:

tom

Il social network, come fa notare The Verge, non ha comunque alcun obbligo formale a rendere conto della gestione dei contenuti e non ha avuto remore in passato a mettere pesantemente mano al News Feed per testare le nostre reazioni. La reazione dei repubblicani, come prevedibile, è stata immediata: a chiedere spiegazioni è stato prima di tutto il presidente del comitato Reince Priebus.

Stocky non ha fatto mistero del lavoro di selezione per evitare materiale «spazzatura, duplicazioni, truffe o articoli con fonti insufficienti». E le ultime novità della formula matematica alla base del News Feed sono state comunicate proprio all’insegna della lotta alle bufale e ai link furbi poco rilevanti. Nella sua missione — fornire un servizio qualitativamente in grado di non far uscire il miliardo e 600 mila iscritti dal suo perimetro — Facebook ha già la sua linea di difesa. «Don’t be evil», la chiama da anni la madre di tutte le piattaforme (Google), nel promettere una gestione in buona fede di risultati o suggerimenti nella ricerca. Durante queste elezioni ci si chiederà, ancora una volta, se sia una risposta sufficiente.

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