Nonostante non se ne parli spesso, lo spionaggio industriale è una piaga che dilaga anche nel settore della tecnologia mobile. Competere in modo equo e ragionevole sembra non essere una pratica comune alle aziende del settore, e quindi si cerca di rubacchiare idee, design e quant’altro, sperando ovviamente di non essere beccati.
Secondo voci, non confermate, provenienti da media cinesi, non è il caso di sei dirigenti LeEco (progettisti di prodotto) che sono stati accusati da Huawei di aver divulgato informazioni interne sensibili. Pronta la reazione di LeEco, che afferma attraverso un comunicato ufficiale la sua estraneità alla vicenda e di non aver mai ricevuto alcuna informazione compromettente, ammettendo però l’esistenza di alcune controversie sui brevetti delle due società.
Questo è solo un altro episodio della guerra dei brevetti che continua tra le due aziende cinesi. In particolare Huawei insiste sul fatto che LeEco si sia impossessata di almeno due dei suoi brevetti (uno su un design antenna e il secondo su uno SmartWatch per bambini), e che i sei dirigenti accusati stavano tentando di sottrarre ulteriori informazioni. Non ne esce bene nessuna delle due in questa caso, anche se dai fatti Huawei sembrerebbe la parte offesa; ma come sempre accade, la verità è nel mezzo.