Sono passati quasi due anni dallo scorso 2 dicembre 2015, quando Syed Rizwan Farook e sua moglie aprirono il fuoco in un centro sociale per disabili nella città di San Bernardino, in California, uccidendo sul colpo 14 persone e ferendone altre 24, tra cui due poliziotti. Entrambi i coniugi furono uccisi lo stesso giorno.
L’orribile vicenda tornò agli onori della stampa pochi mesi dopo, nel marzo 2016, per via della clamorosa battaglia tra l’FBI ed un colosso come Apple, in contrasto per la richiesta di sblocco dell’iPhone 5c del killer di San Bernardino da parte del Bureau. Un’operazione negata dall’azienda di Cupertino, che motivò il suo rifiuto spiegando che il sistema operativo iOS 8 disponeva di crittografia end-to-end di cui nemmeno Apple detiene le chiavi.
Inoltre, secondo il CEO Tim Cook, la realizzazione di una backdoor o di tecnologia simile atta allo sblocco dello smartphone avrebbe messo a rischio la privacy degli utenti di tutto il mondo. Teoria supportata da altri colosso tech come Google o Facebook.
Di fronte al rifiuto di Apple l’agenzia governativa degli Stati Uniti riuscì comunque a sbloccare il device grazie all’intervento di un’altra azienda. Una manovra che sembra sia costata cara, nel senso letterale del termine, dato che hanno dovuto sborsare la bellezza di 900.000 dollari.
Ad affermarlo è stata la senatrice americana Dianne Feinstein nel corso di una seduta presso il Senate Judiciary Committee, durante la quale sembra che abbia lasciato intendere che l’FBI si è ritrovata costretta a sborsare ben 900.000 dollari per avere accesso ai file salvati sul dispositivo senza l’aiuto di Apple.
Lo ha riportato BusinessInsider, anche se né la senatrice né i suoi portavoce hanno voluto commentare la sua dichiarazione. Ad oggi non è ancora noto il nome dell’azienda terza che è riuscita a bypassare il blocco dell’iPhone 5c.