Uber, il CEO e co-fondatore Travis Kalanick si dimette

Secondo quanto riportato dal New York Times, a seguito delle insistenti pressioni da parte gegli azionisti Travis Kalanick, CEO e cofondatore di Uber, ha presentato le sue dimissioni dalla carica di chief executive officer del gruppo.

Sul quotidiano statunitense si legge che le dimissioni del manager sono avvenute a seguito di una revisione delle pratiche in uso nel gruppo che in questi ultimi mesi si è trovato coinvolto in numerosissimi scandali, comprese alcune accuse di molestie sessuali. Soltanto qualche tempo fa lo stesso Kalanick affermava l’intenzione di prendere un periodo di aspettativa, ma a quanto pare un breve periodo di assenza non era sufficiente per gli azionisti dell’azienda, i quali hanno appunto preferito spingere il CEO a dimettersi dal suo incarico.

I cinque soci che chiedevano le dimissioni di Kalanick comprendono alcune delle più prestigiose società di venture capital del settore della tecnologia, che hanno investito in Uber nelle primissime fasi di vita della società.

“Amo Uber più di qualunque altra cosa al mondo e in questo difficile momento della mia vita personale ho accettato la richiesta degli azionisti di farmi da parte per consentire ad Uber di tornare a costruire anziché essere impegnata in un’altra inutile disputa”, ha commentato Kalanick.

Anche il cda della start up ha commentato le sue dimissioni tramite un breve comunicato: “Travis ha sempre messo Uber prima di ogni cosa. La sua è una decisione coraggiosa e prova della dedizione e del suo amore per Uber. Facendo un passo indietro potrà avere il tempo di riprendersi dalla tragedia personale che lo ha colpito, dando all’azienda spazio per vivere pienamente un nuovo capitolo della sua storia. Attendiamo con impazienza di riprendere a lavorare con lui nel board”.

La notizia delle dimissioni del CEO fa subito domandare chi potrebbe prendere il controllo Uber e sostituire Kalanick, dato che l’azienda è stata plasmata così a sua immagine. Ad ogni modo il manager americano rimarrà una presenza all’interno dell’azienda, dato che conserva ancora il controllo della maggioranza dei diritti di voto di Uber.

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