Un buon monitor rappresenta un componente essenziale nel processo di video editing e, pertanto, la sua scelta non va trascurata limitandosi a comprare il primo schermo disponibile.
Sul mercato vi sono, tuttavia, numerosi modelli, dalle caratteristiche molto differenti, che possono creare confusione nell’acquirente, specialmente se alle prime armi e con poca dimestichezza nel processo di video editing.
Di seguito verranno elencate le principali caratteristiche da tenere in considerazione al momento dell’acquisto.
Il tipo di pannello
Si tratta della tecnologia che sta alla base del funzionamento dello schermo ed è, se possibile, l’aspetto più rilevante da considerare al momento dell’acquisto di un monitor per video editing. Le 3 tecnologie di pannello più diffuse sul mercato sono:
- Pannello TN (Twisted Nematic): si tratta dei pannelli più diffusi, in quanto economici da produrre. Hanno buoni tempi di risposta, caratteristica che li rende particolarmente adatti al gaming, ma l’accuratezza dei colori e il contrasto lasciano a desiderare. In particolare, gli angoli di visione sono tipicamente non buoni, per cui si rischia una variazione nei colori anche al minimo cambio di angolazione. Per questo motivo sono da sconsigliarsi per il video editing;
- Pannello VA (Vertical Alignment): sono pannelli caratterizzata da una migliore accuratezza dei colori rispetto ai TN, con angoli di visione e contrasto migliorati, mantenendo i tempi di risposta molto bassi. Alcune gradazioni di colore potrebbero non essere riprodotte in maniera accurata, pertanto non sono ideali per il video editing;
- Pannello IPS (In Plane Switching): tra i vari pannelli disponibili, gli IPS tendono ad avere la migliore accuratezza nei colori e i migliori angoli di visione. Sebbene abbiano tempi di risposta maggiori, questo non rappresenta un punto a sfavore particolarmente rilevante, se paragonato ai vantaggi in termini di resa cromatica. Alla luce di questo, i pannelli IPS sono altamente consigliati per il video editing.
Risoluzione e dimensioni dello schermo
Risoluzione dello schermo e risoluzione sono strettamente correlati, e ugualmente importanti nel contribuire alla qualità delle immagini. Per quanto riguarda la risoluzione, va considerato il tipo di video su cui ci si troverà a fare editing. Se, infatti, si avesse intenzione di lavorare su video in 4K, la risoluzione ideale sarà, appunto, 4K.
Al contrario, in mancanza di questa esigenza, un monitor con risoluzione 1080p si dimostra adeguato alla maggior parte degli utilizzi.
Una via di mezzo è la risoluzione 1440p, che consente una nitidezza dell’immagine maggiore rispetto al 1080p, ma senza il costo elevato del 4K.
Per quanto riguarda la dimensione, gli schermi consigliati sono 24 pollici per una risoluzione 1080p, 27 pollici per una risoluzione 1440p e oltre i 28 pollici per una risoluzione 4K.
La ragione per questi valori sta nella dimensione dei pixel: uno schermo 1080p da 27 pollici, ad esempio, avrà pixel di grandezza maggiore rispetto a uno di equivalente risoluzione (quindi stesso numero di pixel) da 24 pollici. Questa distribuzione dei pixel su una superficie maggiore fa sì che le immagini possano risultare più sgranate, meno nitide, e alla lunga ciò può risultare stancante agli occhi dell’utente.
Infine, è importante considerare l’aspect ratio. La maggior parte dei monitor sul mercato ha un rapporto standard di 16:9, come anche i televisori, ma ultimamente stanno iniziando a diffondersi schermi cosiddetti ultrawide, con aspect ratio maggiori, da 21:9. Si sconsiglia di farsi tentare da questi monitor, i cui vantaggi esistono, ma sono bilanciati da un costo molto superiore, oltre a una inferiore densità di pixel.
Va inoltre considerato come la maggior parte degli utenti che consumano contenuti video lo fanno su schermi dal rapporto standard 16:9, pertanto eseguire editing video su monitor dall’aspect ratio analogo può fornire risultati più veritieri.
Gamma cromatica e profondità dei colori
La gamma cromatica viene espressa in termini di percentuale che il monitor è in grado di coprire. A valori superiori corrisponde, pertanto una più ampia variabilità nell’espressione dei colori, e quindi una migliore resa.
Gli standard utilizzati sono sRGB e Adobe RGB, col secondo che dispone di una gamma il 30% più estesa rispetto al primo, restituendo colori più vividi e accesi. Per quanto il vantaggio di Adobe RGB possa sembrare netto, la maggior parte dei monitor presenti sul mercato utilizzano lo standard sRGB, che quindi si prova adeguato per il video editing.
Nella scelta del monitor, si raccomanda di assicurarvi che esso copra almeno il 90% della gamma sRGB.
La profondità dei colori si misura in bit. La maggior parte dei monitor supporta colori a 8-bit, mentre sono molti meno quelli che utilizzano 10-bit di informazione.
Per fare un esempio della differenza, un monitor da 8-bit può mostrare 16,7 milioni di colori, mentre un monitor da 10-bit arriva a 1,07 miliardi.
Questo significa che i gradienti e le transizioni da un colore all’altro saranno molto più naturali su un monitor da 10-bit, che sono pertanto raccomandati per il video editing. Una nota importante: i vantaggi del 10-bit saranno percepibili solo se anche la videocamera utilizzata per le riprese utilizza la stessa profondità. In caso contrario, si tratterebbe di una spesa inutile.
Ergonomia
Un ultimo, ma molto importante, aspetto da considerare è l’ergonomia. Le sessioni di video editing possono durare molte ore, per cui è opportuno che nel corso delle stesse si possa mantenere una postura quanto più rilassata e naturale, per evitare eventuali problemi di salute che possono derivare da posizioni scorrette.
Per queste ragioni, è importante che il monitor sia regolabile in altezza, inclinazione e rotazione, per consentire sessioni di lavoro quanto più comode possibile.