Quello delle grandi aziende che sfruttano la loro posizione dominante all’interno dei loro ecosistemi è sempre un tema caldo molto discusso e tra coloro che si oppongono a questo modus operandi vi è senza dubbio Mozilla, che con il suo browser Firefox fa i conti da anni con la concorrenza di Apple e Microsoft.
Mentre le autorità di regolamentazione antitrust di tutto il mondo controllano continuamente il potere delle piattaforme, Mozilla ha pubblicato una ricerca che approfondisce i modi in cui i sistemi operativi, a volte subdoli ma sempre insidiosi, esercitano un’influenza per mantenere i consumatori vincolati all’utilizzo dei browser del proprio marchio piuttosto che cercare e passare a opzioni indipendenti, avvertendo contemporaneamente che la concorrenza nel mercato dei browser è vitale per garantire innovazione e scelta ai consumatori e, più in generale, proteggere la vitalità del web aperto dai giganti commerciali che cercano di murarlo.
Mozilla non è uno spettatore, ma nel settore dei browser ci naviga da anni (passateci il gioco di parole) con Firefox e Gecko. Ma è uno sviluppatore di software gratuito e senza scopo di lucro, dunque si muove anche in un campo diverso rispetto alle grandi aziende che puntano ovviamente al profitto nudo e crudo adoperando soluzioni che spostano l’ago della bilancia a favore dei loro software proprietari.
Mozilla inoltre è attualmente l’esponente “perdente” quanto a quota di mercato, dato che i bworser più prevalenti al mondo sono al momento Chrome di Google e Safari di Apple (soprattutto sui dispositivi mobili); e dall’infrastruttura tecnica che la coppia sviluppa tramite i rispettivi motori browser Blink e Webkit.
Solo questi tre motori browser (Blink, Webkit e Mozilla’s Gecko) sono gli unici rimasti in gioco, alimentando tutti i browser disponibili per i consumatori. (Microsoft’s Edge, ad esempio, funziona su Blink di Google).
Tuttavia quanto riportato nel report di Mozilla non è propriamente una novità eccezionale, m quanto qualcosa di ampliamente noto nel panorama.
Non è certo una novità infatti che Google proponga in bundle Chrome con Android e Apple spinga Safari già prrcaricato su iOS e che la maggior parte degli utenti mobile tende a non alerare le impostazioni predefinite del browser, sfruttando quelli presenti nativamente.
Ed è altrettanto vero che sia Google che Apple abbiano la tendenza a rendere poco facile la vita a coloro che vogliono cambiare il browser predefinito. Inoltre, molto spesso la popolarità di certi marchi spinge i consumatori ad adattarsi, anche solo per una questione di abitudine e comodità.
La ricerca spiega inoltre che l’architettura della scelta online gioca un ruolo importante nel comportamento dei consumatori. I sistemi operativi progettano regolarmente i loro sistemi per indebolire piuttosto che facilitare la scelta del consumatore: possono rendere difficile la modifica delle impostazioni predefinite; possono rendere difficile l’installazione di nuovi browser; possono distribuire nudge e messaggi ingannevoli per spingere i consumatori verso i propri prodotti.
Insomma, quella di Mozilla sembra l’ennesimo tentativo di combattere il predominio dei grandi colossi tecnologici portando dinanzi agli enti interessati tutta una serie di aspetti legati all’atteggiamento anti-concorrenziale di aziende come Microsoft, Apple e Googe.
Potete scaricare il report a questo link.