La ricerca è stata messa a punto dal Nevada Desert Research Institute e ha come obiettivo l’incremento delle precipitazioni del 10% attraverso la stimolazione con l’immissione nell’aria di particelle di ioduro d’argento.
Un drone per contrastare la siccità. Per rimediare ai lunghi periodi aridi, il lavoro di un drone potrà interferire con le precipitazioni e regolare la formazione controllata di pioggia in diverse zone. In pratica, spiega il coordinatore della ricerca Jeff Tilley, il drone potrà raggiungere le nuvole per lanciare al loro interno particelle di ioduro d’argento e facilitare la formazione della pioggia seguendo un processo noto come cloud seeding, inseminazione delle nuvole.
In un periodo di volo tra le 24 e le 48 ore un drone può sollecitare la formazione di nubi con almeno 1 miliardo di litri di acqua, un volume pari a circa il 10% del volume di pioggia normale durante una precipitazione media. Un progetto simile è in fase di studio anche all’università statale di Milano.