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Il caso Uber: sì dall’Autorità dei Trasporti ma con adeguata regolamentazione

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Il caso Uber: sì dall’Autorità dei Trasporti ma con adeguata regolamentazione

Dopo il blocco del servizio imposto a Uber sul territorio italiano dal Tribunale di Milano, il capitolo relativo all’azienda californiana di trasporto automobilistico privato sembra tutto fuorché concluso.

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Secondo le fonti ufficiali, l’Autorità di Regolazione dei Trasporti avrebbe infatti lo scorso giovedì comunicato al Parlamento di essere disposta a un’apertura alla rete di trasporti altri da quelli tradizionali come l’applicazione software mobile di Uber, sottolineando la necessità di «far emergere questo mercato, affinché domanda e offerta di servizi possano incontrarsi in modo trasparente e nel rispetto delle regole applicabili alla attività economica d’impresa».

Tuttavia il servizio dovrà essere regolato allo scopo di garantire qualità e sicurezza, sempre secondo quanto affermato dall’autorità stessa, che evidenzia altresì la necessità di «introdurre obblighi specifici attinenti sia alle piattaforme, che ai requisiti del conducente, che alla qualità e alla sicurezza del servizio».

L’azienda, con sede in San Francisco, ricordiamo essere nata con l’obiettivo di collegare direttamente coloro che necessitano di spostarsi ma non dispongono di mezzi propri, ad automobilisti (questi ultimi situati nelle vicinanze geografiche dei primi) che mettano la loro auto a disposizione di eventuali prenotazioni di corse nello stesso modo in cui avviene con i taxi. La compagnia ha subìto di recente diversi attacchi in diverse città italiane e straniere da parte sia dei tassisti sia di altre categorie autorizzate a erogare le medesime prestazioni, le quali hanno accusato Uber di violare la normativa esistente a danno dei servizi automobilistici ufficiali.

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