Nell’epoca dei social e delle app, a cosa servono gli SMS? Quasi più a nulla, come confermato dalla stessa Agcom, la quale ha diffuso i dati del suo ultimo studio: nel 2016, il numero di SMS inviati ha visto un calo del 75% rispetto al 2012, anno in cui i famosi “messaggini” hanno raggiunto il picco massimo.
“Interessante il dato relativo agli sms inviati da inizio anno (17,8 miliardi): “cannibalizzati” da nuove applicazioni di comunicazione, in particolare Whatsapp, si sono ridotti del 27,7% rispetto allo stesso periodo del 2015 e di oltre il 75% rispetto al livello massimo raggiunto nel 2012 (72,2 miliardi)”, si legge nel rapporto Agcom.
Dati che di certo non sorprendono: l’applicazione WhatsApp conta ormai oltre un miliardo di utenti attivi, è legata al numero di telefono di ciascun utente, dà la possibilità di effettuare chiamate, videochiamate, inviare contenuti multimediali e documenti sfruttando semplicemente la Rete, ergo qualsiasi conversazione svolta tramite l’app è gratuita se si è provvisti di WiFi o di un piano tariffario che comporti l’uso di alcuni Giga, ragion per cui è riuscita facilmente a soppiantare gli SMS.
L’imminente “addio” degli SMS non è colpa degli operatori telefonici, che da anni provano ad offrire piani tariffari sempre più generosi, ma del progresso: le applicazioni hanno prepotentemente preso il sopravvento, non solo WhatsApp, ma anche chat simili come Line o WeChat, per non parlare di Messenger. Tutte loro vincono in partenza per grafica, contenuti e potenzialità, qualità che il caro vecchio SMS non ha mai avuto.
Ottima osservazione, quoto.
E quindi?