Anche Xiaomi alla fine è finita nella lista nera del governo degli Stati Uniti, a quanto pare per un’onorificenza governativa data al fondatore e amministratore delegato Lei Jun.
L’onorificenza in questione risale al 2019, quando il ministero per l’industria e l’informatica (MIIT) ha conferito a Jun e altri 99 imprenditori il titolo di “eccezionale costruttore di socialismo con caratteristiche cinesi”.
Perché dunque procedere addirittura all’inserimento di Xiaomi nella Black List governativa? Secondo gli USA, il MIIT sarebbe considerato il fulcro nella fusione dei settori civile e militare con il quale la Cina vuole modernizzare l’esercito cinese impiegando tecnologia avanzata di ultima generazione.
Ad insospettire il governo americano ci sarebbe anche un piano d’investimenti dal valore di 7,7 miliardi di dollari che nei prossimi 5 anni sarà impiegato nello sviluppo della rete 5G e le intelligenze artificiali. Due settori, che come ben sappiamo, sono viste come mezzi di alto profilo per lo spionaggio da parte del governo cinese. Secondo il Wall Street Journal, l’impiego di queste tecnologie porterà inevitabilmente Xiaomi a diventare il principale esponente del settore nel campo delle apparecchiature Smart.
Vi è comunque da precisare un passaggio importante: l’inserimento dell’azienda nella lista nera del governo americano non comporterà automaticamente il ban; Xiaomi potrà continuare ad aver contatti con i fornitori (inclusi Microsoft, Google e Qualcomm), tuttavia le aziende USA non potranno più investire su di lei.