La controversia Apple vs FBI potrebbe assumere risvolti clamorosi ed a sbloccare iPhone 5C, il dispositivo di proprietà del killer della strage di San Bernardino, sarebbe addirittura un hacker. O comunque una importante organizzazione israeliana specializzata in informatica forense, che avrebbe trovato la chiave di volta per accedere agli iPhone. Lo rivela il New York Times, che a sua volta fa riferimento ad alcune considerazioni operare da esperti del settore. Vale la pena in ogni caso sottolineare la pluralità dell’appellativo, giacché la locuzione <<gli iPhone>> potrebbe significare che la strada perseguita dal Dipartimento di Giustizia può esser traslata a tutti i dispositivi Apple.
Che il Bureou avesse in mano qualcosa d’importante lo si era già capito lunedì scorso, allorquando venne chiesto il posticipo della prima udienza in tribunale in merito al caso Apple vs FBI. Un appuntamento evidentemente inutile, giacché la chiave di volta per sbloccare iPhone 5C sarebbe già in casa. Indiscrezioni delle ultime ore sembrano far leva sulla nota società israeliana Cellebrite, particolarmente in voga tra specialisti e forze dell’ordine giacché vende macchinari (corredati da software studiati ad-hoc) capaci di accedere alle informazioni dei dispositivi portatili coinvolti nelle varie indagini. Nel caso specifico, la soluzione riguarderebbe lo smartphone di Apple, pronto ad esser forzato per accedere ai dati di Syed Farook, l’attentatore della strage di San Bernardino.
Non è ancora chiaro come la detta società israeliana riesca ad aggirare la crittografia di Apple e ad accedere non ad un solo iPhone, bensì ad una vera e propria pluralità di smartphone contrassegnati dalla mela. Il New York Times fa leva su una falla di sicurezza del sistema operativo mobile di Apple, scoperta da Cellebrite e non ancora a conoscenza dai vertici di Cupertino. Ed a rafforzare l’ipotesi è il quotidiano The Guardian, secondo il quale sarebbe già stato testato un metodo – dato alle autorità governative e non ad Apple – capace di sbloccare gli iPhone protetti da password. Quindi, per converso, anche quello avente ad oggetto la controversia Apple vs FBI. Una soluzione ancora ignota ai più, eccezion fatta per John McAfee, che dice d’esser sicuro della soluzione adottata da Cellebrite, <<brutta quasi quanto una chiave universale>>. Parole, quest’ultime, che arricchiscono a ritmo calzante una vicenda il cui epilogo potrebbe anche <<non piacere affatto a Tim Cook e ad Apple>>.