Un brevetto depositato da Samsung ben 5 anni fa presso l’USPTO ovvero l’ufficio brevetti americano, aveva lanciato l’idea di poter effettuare videochiamate fluide anche con scarsa qualità di rete, il brevetto descriveva l’utilizzo di un modello 3D del volto della persona che effettua la videochiamata evitando di sfruttare del tutto il segnale video in tempo reale.
Nel corso della chiamata, la tecnologia prende in carico una sorta di calco in 3D del volto contenente soltanto le espressioni facciali e proiettandole al rispettivo modello 3D che quindi restituisce un immagine più speculare del soggetto basata sullo stato emozionale più che sulla fisionomia totale vera e propria. Questa metodologia consentirebbe di avere una buona qualità anche con scarsa ricezione di rete.
Per far si che si possano effettuare questo genere di videochiamate occorre un dispositivo che abbia in dotazione dei sensori fotografici e una luminosità tridimensionale ma cinque anni fa Samsung non aveva previsto che questa tecnologia è alla base delle AR Emoji e che potrebbe presto essere messa a punto per il prossimo modello di smartphone ma sono già disponibili sul Galaxy S9.
Questo tipo di emoji sono state già implementate sull’ultimo iPhone X di Apple e fino a qualche giorno fa si pensava che Samsung avesse semplicemente “preso in prestito” questa tecnologia ma oggi con questo brevetto di 5 anni fa è vero proprio il contrario.
Con le Emoji AR è possibile creare dei personaggi animati tramite movimenti della nostra testa e le espressioni facciali del nostro volto.