Prosegue il caso Huawei che sta tenendo col fiato sospeso analisti di mercato, e soprattutto i consumatori che temono il futuro dell’azienda cinese.
Durante una conferenza stampa, Huawei ha chiesto agli Stati Uniti di bloccare le sue azioni illegali ai danni dell’azienda, definite incostituzionali.
La norma, varata lo scorso anno dall’amministrazione del governo Trump, rientra nella National Defense Authorization Act (NDAA), e impedisce alle agenzie governative americane di utilizzare la tecnologia Huawei e ZTE.
Queste norme andrebbero a violare la costituzione degli Stati Uniti, con un processo avvenuto senza la possibilità di esporre delle prove a favore di una discolpa. Si tratterebbero quindi di norme illegali, e la sensazione è che siano state quasi pensate per fornire una condotta colpevole, e non innocente proprio nei confronti di queste aziende.
Che Trump abbia voluto prevenire la questione attraverso queste normative per non dare via di scampo all’azienda cinese? Difficile dirlo, ma intanto Huawei ha espressamente richiesto al governo americano di sospendere questa pratica, poiché gli impedisce di ricorrere in appello presentando delle prove valide sulla vicenda che ha portato al ban dagli Stati Uniti.
I legali di Huawei hanno quindi depositato una nuova mozione presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti e si lega alla precedente procedura, datata 6 Marzo, mossa sempre da Huawei nei confronti di Trump.
E proprio nella nuova mozione vengono esposte le medesime richieste a cui l’azienda ha già fatto appello in occasione della sua conferenza stampa, chiedendo alla Corte che si arrivi ad una pronuncia in tempi brevi, ma soprattutto dichiarare incostituzionali le restrizioni poste dal governo degli Stati Uniti nei confronti di Huawei.
Nel comunicato di Huawei possiamo leggere:
Questa legislazione non offre a Huawei alcuna possibilità di difenderci e di fornire prove. Non ci dà l’opportunità di presentare una replica. Questo è un “processo per legislatura” ed è vietato dalla Costituzione degli Stati Uniti.
Ovviamente questo non comporta grossi cambiamenti nella situazione in cui versa al momento Huawei che, dopo il ban emesso da governo Trump, ha causato l’allontanamento di numerosi fornitori, tra cui lo stesso Google, che ha deciso di bloccare la concessione della licenza per sfruttare il sistema operativo Android, e con esso ogni supporto.
Attualmente il ban è sospeso per 90 giorni, durante i quali Huawei avrà la possibilità di rifocillare le proprie scorte per sopravvivere ai prossimi mesi. Ovviamente l’azienda non getterà la spugna molto facilmente, e pare proprio che la strategia sia quella di puntare alle vie legali e spingere sulle azioni  incostituzionali degli Stati Uniti.