Nelle ultime ore il caso Huawei è diventato uno dei più discussi sull’internet, e dopo il ban dagli Stati Uniti attuato da Trump, diversi partner importanti dell’azienda cinese hanno dovuto adeguarsi alla normativa emessa dagli USA.
Questo ha generato un vero e proprio effetto domino, con Android che potrebbe sospendere definitivamente qualsiasi supporto tecnico, oltre ovviamente alla concessione della licenza di sfruttamento del sistema operativo per i dispositivi futuri certificati Huawei.
A questa sommossa “contro Huawei” si sono uniti anche alcuni dei principali fornitori hardware del mercato, tra cui Qualcomm e Intel, i quali hanno annunciato la chiusura di tutti gli accordi in corso stipulati in precedenza con l’azienda.
Già nell’articolo pubblicato nella giornata di ieri avevamo riportato l’ipotesi, secondo cui Huawei era già conscia della situazione facendo scorta premeditata di chip e processori.
Secondo Nikkei Asian Review, adesso prende forma l’ipotesi che l’azienda abbia accumulato una quantità tale di componenti che gli dovrebbero dare la possibilità di superare indenne i prossimi 12 mesi.
La situazione diventa più delicata nel momento in cui l’utenza che acquisterà uno smartphone Huawei dovrà fare i conti con l’assenza dei principali servizi legati al colosso di Google, quali Play Store, Gmail o Maps. La rimozione della licenza potrebbe creare non pochi grattacapi all’azienda, non tanto in Cina dove già sussiste il ban ai servizi Google, ma ovviamente in tutto il reso del mondo dove ogni aspetto di Android passa attraverso questi servizi.