BlackBerry PRIV è ormai sul mercato da più di un anno e, benché non abbia fatto scalpore in termini squisitamente statistici – anche per colpa di un prezzo di listino tutt’altro che aggressivo e contenuto – può fregiarsi di svariati riconoscimenti e primati: è il primo smartphone BlackBerry con a bordo Android, ad esempio, ma anche uno dei pochissimi (l’altro è Keyone, realizzato da TCL per conto della stessa azienda canadese ed atteso al debutto in Europa il prossimo cinque maggio) ad essere impreziosito dalla tastiera fisica QWERTY.
A ciò può aggiungersi una delle peculiarità intrinseca del mondo BlackBerry: la sicurezza e la privacy. Una sorta di leitmotiv tanto caro agli aficionados della <<mora>>, che anche in campo Android hanno potuto sperimentare e saggiare – grazie, per l’appunto, al capostipite BlackBerry PRIV – cosa vuol dire possedere uno smartphone sicuro, aggiornato ed impenetrabile. L’azienda capitanata dall’addì John Chen – che da ormai diversi mesi ha affidato la produzione dei propri dispositivi mobile a patners strategici e terzi, come la multinazionale cinese TCL – non ha infatti snaturalizzato la propria filosofia, abbracciando a suo modo il mondo del <<robottino verde>>: personalizzazione software non troppo marcata ed invasiva, servizi e applicativi importanti e conosciuti (leggasi, su tutti, BlackBerry Hub, messi poi a disposizione per tutti gli smartphone e tablet Android) e, soprattutto, aggiornamenti software costanti e certosini.
Sin dal suo esordio sul mercato, BlackBerry PRIV (ma anche tutti i terminali ufficializzati poi nei mesi a seguire, come DTEK50 e DTEK60) hanno conosciuto e ricevuto a cadenza rigorosamente mensile tutte le patch di sicurezza divulgate man mano dalla stessa Google. Una puntualità da orologio svizzero che sembra non esser passata inosservata, se è vero che nel rapporto annuale sulla sicurezza del <<robottino verde>> pubblicato dal gigante di Mountain View spicca inequivocabile il nome di BlackBerry PRIV, considerato come lo smartphone Android più sicuro del 2016.
Va da sé che la sicurezza dei prodotti a marchio BlackBerry non si fonda soltanto sulle patch di sicurezza Android, ma anche e soprattutto da accorgimenti di rilievo, quali un kernel Linux più sicuro, un processo di boot protetto, librerie crittografiche che rispettano le direttive Certicom FIPS 140-2 e, per l’appunto, il DTEK di BlackBerry. Ingredienti insomma perfetti, che fanno dell’azienda canadese il produttore leader della sicurezza. Battuti players importanti, come Samsung e LG, ma anche OnePlus, per inciso le tre società più attente in campo Android alla spinosa materia della sicurezza. In attesa adesso di vedere se il prossimo BlackBerry Keyone riuscirà a far breccia nel cuore degli utenti.