Si allenta mestamente il fenomeno della pirateria in Italia, evenienza quest’ultima suffragata dalla ricerca partorita da BSA (Business Software Alliance), l’alleanza mondiale dei produttori di software. Secondo quanto infatti emerso dai dati pubblicati in queste ore, il tetto percentuale di software illegale utilizzato lungo il nostro territorio ha subìto una leggera riduzione (due punti percentuali, ndr) su base biennale, attestandosi ora al 45 per cento. Una notizia che può dunque esser accolta positivamente, sebbene a far da contraltare – quasi a mo’ di rovescio della medaglia – vi sia ancora un quantitativo abbastanza ingente e tale da non far troppo sorridere: in soldoni, quasi la metà dei programmi è utilizzata senza le dovute autorizzazioni.
Ad aggravare ulteriormente il dato sopra riportato è il rapporto tra il tasso di pirateria in Italia con il resto dei paesi dell’Europa Occidentale, la cui media – pari al 28 per cento – dimostra senza mezzi termini alcuni come il lavoro da compiere, a lungo termine, sia ancora importante e da non trascurare; lontanissimo anche il Nord America, dall’alto del suo 17 per cento raggranellato in questo scorcio di 2016. Sullo sfondo resta comunque la moderata soddisfazione per aver alleggerito il tasso di illegalità relativo ai software, come testimoniato d’altronde dalle parole proferite da Paolo Valcher, presidente del Comitato italiano del BSA: <<È un risultato che ci fa molto piacere in quanto premia il lavoro svolto dal BSA nel nostro Paese in questi anni>>.
Accontentarsi? Giammai, allorché la strada è ancora lunga ed il risultato del rapporto di BSA ufficializzato in queste ore è <<inaccettabile per una nazione evoluta e moderna quale l’Italia, anche perché costituisce un freno alla ripresa della nostra economia e dell’occupazione qualificata>>. Il software illegale, tiene a puntualizzare la ricerca, è sempre più esposto ad attacchi hacker ed infezioni malware, fattori quest’ultimi capaci di far aggravare il bilancio delle aziende: nel 2015, ad esempio, è pari a 400 miliardi di dollari la spesa sostenuta dalle imprese nel mondo per abbattere gli attacchi cyber.
La pirateria in Italia è quindi un fenomeno ancora importante ma non tale da far scaturire inutili primati. Al primo posto vi sarebbe infatti l’Asia Pacifica con il suo 61 per cento, mentre la seconda va all’Europa Centro Orientale (58%).