Apple ha svelato finalmente il nuovo ed atteso iPhone X, smartphone che segna un vero punto di svolta per la casa di Cupertino con tantissime novità e funzionalità esclusive. Tra queste anche una doppia fotocamera posteriore che promette di battere tutti i diretti concorrenti: scopriamo se Apple è riuscita nell’impresa.
Google Pixel precursore dei tempi
Lo scorso anno Google, svelando il nuovo Pixel, ha lasciato letteralmente tutti a bocca aperta dotando il dispositivo di una fotocamera con un sensore di immagine Sony IMX378, attraverso il quale sono stati realizzati scatti davvero notevoli anche in situazioni di scarsa illuminazione e condizioni d’uso estreme. Proprio per questo in molti si sono posti la domanda se il sensore a bordo del Google Pixel fosse realmente un IMX378.
La risposta in realtà è in dubbio. Ad esempio infatti, il KeyOne di BlackBerry nonostante utilizzi lo stesso sensore, non ha dato gli stessi risultati in qualità del dispositivo di Google: dopo diverse analisi, comparazioni, letture di codice sorgente infatti, è stato possibile attribuire la qualità delle immagini scattate con il Google Pixel all’applicazione della fotocamera che Google non vuole condividere con altri produttori di smartphone, a differenza del sistema operativo Android. Probabilmente il punto di forza dell’ applicazione Pixel è dovuto all’uso massivo di algoritmi di elaborazione delle immagini che permettono di combinare insieme sequenze di foto scattate con varie impostazioni per ottenere un’immagine ottimizzata. Questo tipo di tecnica utilizzata è anche conosciuta con il nome di fotografia computazionale.
La tecnologia dietro iPhone X
Fatta questa piccola premessa, passiamo ora ad analizzare la fotocamera in iPhone X: il nuovo melafonino dispone di due nuovissimi sensori ottici stabilizzati ognuno da 12 MP, il primo con una focale di 56 mm e f/2,4 mentre il secondo con una focale di 28 mm e un’apertura di f/1,8, supportati da un flash quad-LED, sensori notevolmente più performanti rispetto alle precedenti versioni di iPhone, di conseguenza, dati alla mano, in grado di catturare l’83% di luce in più. La modalità ritratto di iPhone X fondamentalmente rimane pressoché invariata ad accezione della gestione di illuminazione del volto completamente rivoluzionata sottoponendo a diversi tipi di illuminazione il volto del soggetto inquadrato.
Nell’immagine qui sopra possiamo notare le diverse possibilità di illuminazione della funzione ritratto.
Per elaborare questi effetti, Apple ha dotato il suo rivoluzionario SoC A11 di un processore di segnale dedicato, che permetterà di ridurre il rumore anche nella modalità video.
Secondo i laboratori Apple, il processo di elaborazione consiste nel frammentare l’immagine acquisita in due milioni di quadrati e analizzarne il contenuto, comprimendo maggiormente le aree di immagine a basso dettaglio e lasciando invariate il più possibile le aree ricche di dettagli. A livello video invece Apple utilizza il performante codec video HEVC, garantendo alla risoluzione massima di 4K una cattura video a 60 fps mentre in modalità slow-motion a 1080p FHD si parla di 240 fps valori ai quali si avvicina il Samsung Note 8, che dispone però di una risoluzione nettamente inferiore (1280 x 720p).
L’iPhone X inoltre mette a disposizione una fotocamera frontale da 7 MP con uno scanner 3D per la nuova funzionalità FaceID, che consente di sbloccare il dispositivo mediante il riconoscimento facciale, la modalità ritratto, incluso l’effetto Bokeh e l’illuminazione ritratta, per ottenere sempre il meglio anche con i selfies.
Apple ha capito come questo rappresenti ancora una volta un esempio chiaro dei vantaggi di avere hardware e software provenienti da un’unica fonte. Ovviamente, questo sarebbe anche possibile per Android, ma si tratterebbe di avere una maggiore collaborazione tra partner diversi che si trovano invece da sempre in grande concorrenza tra loro.