Questo il messaggio forte lanciato sabato 30 settembre 2017, in occasione del Wired Next Fest di Firenze. Presenti in sala Luca Pagliari, autore del docufilm #cuoriconnessi e Marco Titi di Unieuro, l’azienda che da oltre un anno porta avanti – in collaborazione con la Polizia di Stato e con il patrocinio della Camera dei Deputati – un progetto che si oppone al cyberbullismo.
Diverse e molto toccanti le testimonianze delle vittime proiettate, ma unanime il coro che si è levato dai racconti: “parlandone se ne può uscire, denunciando si può vincere”.
“Due anni fa ero in un teatro e la polizia presentava il suo programma contro il cyberbullismo, allora ho capito che la mia storia andava raccontata”
“Tutto è iniziato con una foto che mi hanno scattato in classe mentre ero alla cattedra – racconta una ragazza ferita dalle offese dei suoi compagni di scuola a causa delle sue forme un po’ abbondanti – e sotto a quella foto sono stati postati insulti e perfidie”. Dalle offese ai soprusi, anche fisici, il passo è stato breve come spesso succede e due anni di quello che dovrebbe essere uno dei periodi più spensierati di tutta la vita sono diventati un inferno.
Proprio le sofferenze passate, l’hanno convinta che le parole sono importanti, addirittura fondamentali.
“Abbiamo così tante parole – prosegue nel suo racconto – e ne usiamo pochissime. Se ciascuno di noi scegliesse con maggiore cura le parole che dice, tanto dolore si potrebbe evitare”.
E allora, trovare le parole per chiedere aiuto, perché se se ne parla può succedere sempre qualcosa di buono, se se ne parla un modo per risolvere il problema si può trovare.
Non dimentichiamolo, il cyberbullismo è reato ed esistono tutti gli strumenti per tutelare e garantire i minori che lo denunciano. Non lasciamo che i bulli l’abbiano vinta, sconfiggiamoli usando le parole.