Per la prima volta una donna a capo del CERN: dal 1° gennaio è il fisico italiano Fabiola Gianotti a dirigere il centro

Dal 1° gennaio è Fabiola Gianotti, il fisico italiano che nel 2012 ha annunciato la scoperta del bosone di Higgs, a dirigere il CERN, il famoso istituto di ricerca di Ginevra nel quale la particella è stata individuata.

La Gianotti, che subentra al tedesco Rolf Heuer così divenendo la prima donna a ricoprire una simile carica, rivela di ambire a contribuire a produrre scienza per il bene della scienza stessa (nell’autorevole tentativo di interpretare e svelare i misteri dell’universo), piuttosto che a collocarsi in prima linea in veste di manager.

“Il CERN è un luogo speciale nel quale finanziamo la ricerca apportando sia esperti da tutto il pianeta – grandi scienziati – sia un’enorme quantità di giovani […] un ambiente democratico nel quale non esistono barriere”.

È proprio grazie all’acceleratore di particelle del famoso laboratorio di fisica nucleare che la donna ha potuto, nel 2012, comprovare l’esistenza del bosone di Higgs, una minuscola particella subatomica da alcuni denominata la “Particella di Dio” per il ruolo chiave da essa rivestito all’interno della teoria del Modello Standard. Il macchinario, nello specifico il Grande Collisore di Adroni (LHC), costato 10 miliardi di dollari e considerato l’apparecchio più maestoso mai realizzato, invia fasci di protoni che sfrecciano all’interno di un tunnel circolare della circonferenza di 27 chilometri e situato nel sottosuolo, più o meno alla velocità della luce. Esso, al tempo stesso, monitora i risultati dei test cui periodicamente è sottoposto allo scopo di aiutare la comunità scientifica a comprendere l’universo su scala infinitesimale.

All’epoca la Gianotti era a capo di Atlas, un gruppo di 3000 scienziati e uno dei due team indipendenti che hanno portato l’Higgs alla luce. Il collisore ha attualmente completato il suo secondo ciclo di lavoro RUN II, e si appresta a concedersi la consueta pausa invernale che gli consentirà di tornare in azione a marzo.

La donna, 55 anni, viene considerata uno scienziato di nuova generazione: inizialmente formatasi in campo artistico e letterario, giunge alla fisica relativamente tardi. Le piace la musica, cucinare, fare jogging, ed essere al passo con l’informazione. Essa ha inoltre dichiarato di non sentirsi come una che abbia dovuto affrontare, in qualità di donna, degli ostacoli supplementari nella scalata ai ranghi dirigenziali del più grande acceleratore di particelle del mondo, anche se consapevole del fatto che non per tutte sia o sia stato così.

La Gianotti, sottolineando che al progetto Atlas un collaboratore su cinque era donna, afferma quanto segue:

“In generale penso che la mentalità stia cambiando e che la gente si stia sempre più rendendo conto che quel che cerca è l’eccellenza nella scienza, nelle abilità manageriali e così via […] Non ho avvertito un trattamento differente per il fatto di essere donna […] Ma devo anche dire che alcune delle mie colleghe hanno avuto vita più dura […] Alcune altre hanno un poco sofferto e hanno dovuto affrontare degli ostacoli e delle difficoltà” […] Sono estremamente grata del ruolo, non tanto perché sono donna, ma perché sono uno scienziato, e avere l’onore e il privilegio di condurre l’istituto forse più importante del mondo nel nostro campo è una grande sfida […] Farò del mio meglio”.

Ma lo scienziato non manca di spendere anche parole entusiastiche nei confronti di un accordo recentemente raggiunto con il laboratorio di ricerca americano Fermilab, accordo che sancisce la collaborazione a un imminente progetto del CERN destinato alla modifica della luminosità del Grande Collisore, e alla conseguente creazione di 15 milioni di bosoni di Higgs all’anno. Altre parole benevole sono state indirizzate dalla studiosa al proposito della Cina di costruire un collisore suo proprio, molto più grande.

“È una gran cosa perché la fisica delle particelle sta diventando sempre più globale […] Le straordinarie domande sulla fisica delle particelle sono così importanti, ma anche così complesse, che un solo strumento non è sufficiente ad affrontarle tutte.”

La ricercatrice è, infine, al corrente del fatto che il futuro potrebbe riservarle delle sorprese, ma spera che queste comportino novità in ambito scientifico più che manageriale.

Creato nel 1954, il CERN è divenuto nel tempo un vero “serbatoio di pensiero” dove la materia grigia incontra la materia, e dove anche idee riguardanti aspetti scientifici collaterali si avvicendano in costante evoluzione. Fu proprio al CERN che nel 1989 l’informatico inglese Tim Berners-Lee ebbe l’idea di elaborare un software, per la condivisione di documentazione scientifica in formato elettronico, che migliorasse la comunicazione tra i ricercatori dell’istituto, dando così vita all’ormai celebre servizio di Internet World Wide Web per la navigazione e la fruizione di contenuti multimediali in tutto il mondo.
Il laboratorio si sta ultimamente specializzando nello studio della composizione della materia oscura, cioè la massa che non emette radiazione elettromagnetica e dunque non direttamente osservabile, bensì rilevabile unicamente attraverso gli effetti gravitazionali da essa prodotti. La materia oscura costituisce il 25% dell’universo, benché estranea al modello standard.

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