Facebook è assediato dai governi per ottenere i dati utente. Questo quanto emerso da un dettagliato comunicato rilasciato dal social network di Mark Zuckerberg.
Ieri Facebook ha rilasciato un comunicato riguardante le nuove linee guida verso le quali gli utenti dovranno attenersi, ma tra i dettagli comunicati emerge un dato inquietante: Facebook è assediato dai governi di tutto il mondo che chiedono costantemente informazioni relative agli utenti.
Richieste di informazioni su utenti nel 2014
I dati rilasciati da Facebook, si riferiscono al 2014, anno nel quale il social network più popolare del mondo ha ricevuto ben 69.987 richieste di accesso a dati utenti dai governi di tutto il mondo. Nel dettaglio, nella prima metà dell’anno le richieste sono state 35.051, in linea con i successivi sei mesi, dove sono leggermente calate, attestandosi comunque a 34.946 richieste.
Il Governo degli Stati Uniti il più interessato ai nostri dati
Il governo che ha effettuato il maggior numero di richieste di informazioni sugli utenti di Facebook è quello degli Stati Uniti d’America, con 14.274 domande, alle quali Facebook ha risposto per circa l’80% delle volte in modo positivo, fornendo informazioni e dettagli sui propri utenti.
Tra gli altri dati comunicati da Facebook a livello globale, emerge il numero crescente delle richieste di restrizione di alcuni contenuti in base alle leggi di particolari aree geografiche, passate da 8.774 a 9.707, con un preoccupante aumento dell’11% e con Turchia e Russia in particolar modo, molto attive in questo tipo di controlli e filtri dei contenuti.
La situazione Italiana
Per quanto riguarda il nostro paese, le richieste complessive di informazioni utente da parte del nostro governo nel 2014 sono state 3643 ed hanno interessato 5.354 utenti. Entrando nel dettaglio, le richieste sono leggermente scese nel corso del 2014, passando dalle 1.869 relative a 2.658 utenze dei primi sei mesi, alle 1.774, riguardanti 2.696 account, da Luglio a Dicembre 2014. Di queste richieste, Facebook ha accettato di fornire i dati utente per poco meno della metà, esattamente il 46,45%.
Curiosamente, in Italia è stato segnalato un solo caso sottoposto a restrizioni così come richiesto “”in adempimento ad un’ordinanza di un tribunale per incitamento all’odio”.