Facebook e privacy non vanno d’accordo: la Francia tuona

Le parole Facebook e privacy rappresentano un mero ossimoro per la Francia, che ha intimato il social network di Mark Zuckerberg ad adeguarsi alle normative locali imperniate sul riserbo e sull’adeguata conservazione dei dati personali, pena la possibile irrogazione di una multa fino ad un tetto limite di 150mila euro. A riportare la notizia è il Wall Street Journal, facendo leva su un percorso logico costruito meticolosamente dalla <<Commission nationale de l’informatique et des libertés (CNIL)>>, la trasposizione francese del garante per la privacy attivo in Italia.

Facebook e privacy non vanno d’accordo secondo l’ente locale, che in un documento di 17 pagine – seguito di concerto ad una istruttoria con i rispettivi garanti olandesi, belga, spagnolo e tedesco – ha contestato la forte compressione di diritti degli utenti e non utenti del social network di riferimento. Secondo il pensiero della CNIL, la gestione dei dati raccolti dalla piattaforma di Mark Zuckerberg è ritenuta impropria, ed a farne le spese sarebbe persino la massa d’utenza sparsa in rete e non iscritta a Facebook.

Relativamente a quest’ultimi, il colosso di Menlo Park immagazzinerebbe le informazioni delle persone che <<bazzicano>> sul social network, pur non possedendo alcuno account: facendo leva sui cosiddetti datr cookie e plugin social, Facebook metterebbe le mani su ciò che concernerebbe la persona in questione, oscurando di fatto il diritto al riserbo di qualsivoglia cittadino. Discorso inverso invece per gli utenti registrati, depauperati secondo la CNIL dall’esplicito consenso al trattamento di dati sensibili, quali il credo religioso, l’orientamento sessuale oppure quello politico. Il social network di Zuckerberg può quindi utilizzare dette informazioni previa una indicazione del modo e degli scopi per i quali queste possono essere raccolte.

L’ulteriore punto della CNIL che stravolgerebbe di fatto l’accoppiata Facebook e privacy è rappresentata dalla sicurezza delle password: il garante francese chiede infatti una rimodulazione della piattaforma relativamente all’utilizzo ed alla scelta delle parole chiave finalizzate all’accesso, sulla scorta di una maggiore complessità e, per converso, di una miglior protezione contro eventuali furti od abusi. Il diktat della commissione è fermo ed immediato, ed il social network più in voga del momento ha tempo fino a 90 giorni per rimodulare le proprie politiche della privacy in ossequio alle leggi francesi, pena l’irrogazione di una multa che potrebbe esser elevata fino a 1.5 milioni di euro qualora la questione faccia il suo excursus in tribunale. Facebook, per contro, si è detto disponibile ad una collaborazione.

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