Il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, assieme ai dirigenti di Menlo Park sono indagati in Germania con l’accusa di non aver rimosso contenuti criminali come minacce e negazioni del genocidio ebraico.
A rivelare la notizia il settimanale Der Spiegel, che ha inoltre fornito i dettagli dell’inchiesta. L’indagine è gestita dalla procura di Monaco di Baviera, e oltre a Zuckerberg è coinvolto anche il “capo-lobbysta” per l’Europa, Richard Allan e la direttrice operativa della rete sociale americana, Sheryl Sandberg.
Tutto è cominciato dalla denuncia di un avvocato di Wuerzburg, di nome Chan-jo Jun, il quale ha accusato il social network di non aver rimosso contenuti contenenti “istigazioni all’omicidio, minacce di violenza, negazioni dell’olocausto e altri crimini” nonostante avessero ricevuto le dovute segnalazioni.
Il colosso di Menlo Park si è espresso in merito tramite un breve comunicato: “Non commentiamo lo stato di una possibile inchiesta, ma possiamo dire che le accuse sono prive di valore e che non vi è stata alcuna violazione della legge tedesca da parte di Facebook o dei suoi dipendenti. Non c’è posto per l’odio su Facebook. Lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner per combattere l’hate speech e promuovere il counter speech”.
Nel frattempo Facebook rischia i medesimi problemi anche in Italia, con indagine sul caso di Tiziana Cantone, la giovane donna suicida dopo la diffusione di un video a luci rosse che la vedeva protagonista.
Nell’ultima ordinanza del Tribunale civile di Napoli Nord, il reclamo di Facebook Ireland è stato parzialmente rigettato, accogliendo in parte le motivazioni della madre di Tiziana: “Facebook doveva togliere i video della ragazza”.