Fattura elettronica, siamo pronti al passo verso l’obbligo B2B?

Ormai se ne parla in maniera sempre più insistente: il 2018 potrebbe essere l’anno zero per l’estensione dell’obbligo di fatturazione attraverso sistemi elettronici anche alle transazioni tra le imprese, seguendo i buoni riscontri dei rapporti con le pubbliche amministrazioni e, soprattutto, ottenendo risultati positivi concreti.

Accelerare sull’automazione: sembra essere questa la strada che l’Italia sta per imboccare sul fronte della fatturazione, stando alle voci che vorrebbero vicina l’estensione dell’obbligo di trasmissione di documenti in maniera digitale non più soltanto verso le Amministrazioni Pubbliche, ma anche tra due imprese, già a partire dal 2018.

Pronti alla e-fattura B2B?

In realtà, sullo sfondo restano ancora le perplessità sul sistema e gli apparenti veti di Bruxelles, ma una fase di sperimentazione potrebbe consentire un avvio “lento” prima del definitivo approdo alla fattura elettronica anche in ambito B2B. Secondo gli esperti, comunque, questa strada potrebbe offrire interessanti risvolti positivi per tutti il Paese, a cominciare da una spinta al sistema produttivo nazionale per quello che riguarda l’automazione e i vantaggi generali che derivano dall’adozione di sistemi e procedure informatiche.

Per ora buoni risultati

D’altra parte, il numero di imprese che utilizzano questi sistemi è in costante incremento, grazie anche alla diffusione di programmi e di “pacchetti” sempre più performanti e completi, come quelli proposti da Danea, azienda leader in Italia con il suo Easyfatt, che si conferma il software ideale per la fatturazione dei professionisti. In base agli ultimi dati, almeno 12 mila aziende utilizzano costantemente la fatturazione elettronica, un dato incoraggiante anche se bisogna raggiungere la platea complessiva (ovvero, circa 5 milioni di imprese).

Gli effetti positivi

Per convincere il tessuto produttivo ad adottare queste procedure bisognerebbe fare chiarezza sugli effettivi riscontri positivi che generano: e se il Governo ha puntato molto, nelle ultime comunicazioni ufficiali, sull’impatto rispetto alla lotta all’evasione fiscale, gli analisti e gli esperti del settore si concentrano piuttosto su fattori più “concreti” (e verificabili) come risparmio di costi, semplificazione e riduzione dei tempi.

Più controlli e semplificazione

Un aspetto positivo diretto sembra essere la maggior immediatezza di analisi delle attività economica, che diventerebbe anche più precisa di quella su cui si può contare oggi: merito di un sistema informativo che in tempo reale o comunque a stretto giro consente di verificare tutto quello che succede nel mondo economico, con dati per di più da incrociare con tutta una serie di altri strumenti come studi di settore, consumi elettrici e di acqua e così via.

Gli aspetti da valutare

Ma ci sono comunque delle perplessità, che derivano anche dalla profilazione del sistema produttivo italiano, contraddistinto da un’elevata incidenza di imprese di piccola dimensione, spesso con scarsa o nulla propensione al digitale; l’introduzione di un obbligo tout court, uguale per tutti, potrebbe essere un errore o generare un effetto addirittura negativo, e pertanto bisogna studiare bene la situazione.

Un avvio progressivo

Gli addetti ai lavori, ad esempio, auspicano una progressività del provvedimento, al posto di una introduzione massiccia che andrebbe appunto a creare sicuramente dei problemi, con proposte che possano essere adeguate al “caso italiano“. Tra le possibilità avanzate, citiamo velocemente un limite dell’obbligo in base alle dimensioni dell’impresa, alla forma giuridica o al fatturato, che servirebbe a rendere più agile l’adozione del sistema.

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