L’FBI ammette di aver <<cacciato>> i soldi per sbloccare iPhone 5C, il dispositivo Apple di proprietà del killer della strage di San Bernardino. Nessun coinvolgimento, dunque, della società israeliana Cellebrite – immischiata dagli americani in un altro modo – bensì una richiesta di aiuto ad hacker professionisti al fine di forzare il sistema si protezione di iOS, il software mobile impiegato dal colosso di Cupertino su iPhone e iPad. La consulenza – resa necessaria per accondiscendere al tentativo di metter mano ai dati di Syed Farook, in ragione del fermo diniego di Tim Cook e soci – sarebbe stata accompagnata dalla pattuizione di una cifra fissa, pagata dal Bureau ai professionisti una volta raggiunto lo scopo prefissato. A snocciolare questo ed altri dettagli è il Washington Post, che fa una bozza sulle modalità di collaborazione tra l’FBI ed hacker relativa ad una questione divenuta oramai internazionale ed a sfondo privacy e sicurezza degli utenti.
Il team incaricato dal Dipartimento di Giustizia avrebbe infatti sfruttato – come riportato nell’articolo di ieri – una stortura nel codice software di iOS al fine di riuscire a sbloccare iPhone 5C ed aggirare il muro di protezione posto da Apple. Gli hacker avrebbero quindi realizzato in via successiva un dispositivo hardware, capace di inserire molti PIN a 4 cifre senza per questo incorrere alla distruzione dei dati; il tempo stimato per lo sblocco dell’iPhone è invece di appena 26 minuti. Il Washington Post ha delineato inoltre un profilo di coloro i quali hanno aiutato l’FBI: trattasi infatti di hacker <<gray hat>>, nello specifico tecnici esperti in sicurezza dal profilo basso che offrono, previo lauto compenso, le proprie scoperte al miglior offerente. In questo caso l’FBI.
Il metodo utilizzato dagli hacker non è tuttavia universale. Come specificato qualche giorno addietro per bocca dello stesso direttore del Bureau, James Comey, la soluzione utilizzata dal Dipartimento di Giustizia per sbloccare iPhone 5C si applica soltanto ai dispositivi Apple precedenti a quest’ultimo. In soldoni, bisognerà trovare un’altra strada per forzare gli smartphone più recenti, quali iPhone 6 e 6S (ivi incluse le varianti Plus da 5.5 pollici), ma anche iPhone 5S. Esce quindi di scena Cellebrite (che rientra tuttavia <<dalla finestra>> con Textalyzer) in luogo di hacker gray hat, sebbene la chiave in possesso del Bureau sia ad oggi circoscritta a pochi dispositivi.