Fortnite rimosso dagli store di Google e Apple: Epic dichiara guerra al business mobile

Possiamo ufficialmente considerarla una nuova guerra al business mobile quella messa in moto da Epic dopo la rimozione di Fortnite dai rispettivi store di Apple e Google a distanza di poche ore l’uno dall’altra.

Per farla breve, Epic Games ha attuato una strategia (fatta nella più totale consapevolezza degli esiti) introducendo all’interno della versione mobile di Fortnite un nuovo sistema di pagamento in-app diretto, andando così a scavalcare il regolamento di Apple e Google che richiede una percentuale su ogni acquisto nelle applicazioni che monetizzano.

Il caso era stato già al centro di grossi dibattiti in tempi recenti, prima con la denuncia di Telegram e successivamente con l’allontanamento di Google Stadia e Xbox Game Pass, anche per questi due servizi il discorso era molto più articolato.

In ogni caso la mossa di Epic, che ribadiamo essere stata volutamente messa in moto per costruire un caso mediatico contro il regolamento di Apple e Google, ha portato alla rimozione del gioco sia da App Store che Play Store.

La rimozione ha quindi dato una spinta ad Epic per mettere in moto una campagna anti-Apple, prima con una causa legale e successivamente con un video ricreato all’interno del mondo di Fortnite e trasformato in virale con l’hashtag #FreeFortnite.

Le accuse di Epic non sono una novità e in poche ore non si sono fatte mancare lettere di supporto da parte di altri servizi che da anni denunciano il modello di business di Apple relativo agli introiti delle app.

Nella nota legale di Epic si legge che Apple è diventato un “colosso monopolista che cerca di controllare i mercati bloccando la concorrenza e soffocare l’innovazione”.

Apple dal canto suo, nel comunicato si limita a ribadire che il comportamento di Epic ha violato uno dei regolamenti per la distribuzione delle applicazioni su App Store.

Epic ha attivato una funzione nella sua app che non è stata esaminata o approvata da Apple, e l’hanno fatto con la voluta intenzione di violare le linee guida dell’App Store sui pagamenti in-app che si applicano ad ogni sviluppatore che vende beni o servizi digitali.

Anche Google ovviamente ha reagito in altrettanto modo e questo ha permesso a Epic di spostare l’attenzione proprio sul comportamento monopolista di Google e Apple nel mercato mobile, a causa delle commissioni obbligatorie che, nel caso della Mela, raggiungono il 30%.

Come se non bastasse, la vicenda di Apple sulle commissioni diventa ancora più opinabile nel momento in cui l’azienda aveva volontariamente ridotto della metà le percentuali per “ospitare” su App Store il servizio di Amazon Prime Video.

Nel frattempo vi lasciamo alla parodia di Epic della storica pubblicità del Macintosh lanciata proprio da Apple nel 1984. Un video diventato immediatamente virale.

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