La procedura di condivisione dei dati tra WhatsApp e Facebook finisce nel mirino anche del Garante per la Privacy, che ha aperto in queste ore una istruttoria propedeutica all’accertamento degli elementi utili alla valutazione del caso esploso nella tarda giornata di ieri. Un passaggio obbligato, consequenziale alla modifica della privacy effettuata da WhatsApp a fine agosto che prevede la messa a disposizione di Facebook di tutta una serie di informazioni strettamente inerenti gli account degli utenti (prima tra tutti i numeri di telefono), anche e soprattutto per mere finalità di marketing.
La risposta tutta italiana alla spinosa <<questione>> privacy sollevata dalla Germania non si è dunque fatta attendere. Il Commissario per la Protezione dei Dati e per la Libertà dell’Informazione di Amburgo Johannes Caspar ha infatti ordinato a Facebook di interrompere una pratica ritenuta contraria e fuorviante alla legge tedesca sulla protezione delle informazioni personali. L’ordinanza della commissione tedesca ha pertanto effetto immediato, giacché WhatsApp dovrà arrestare il meccanismo di condivisione dei dati con Facebook attivato ormai da qualche settimana: il social network a tinte blu, di riflesso, sarà invece chiamato a cestinare le informazioni così ottenute.
<<Dopo l’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook, due anni fa, le due parti hanno pubblicamente assicurato che i dati non saranno condivisi tra di loro>>, ha detto il commissario Johannes Caspar in un comunicato. <<Il fatto che questo sta ora accadendo non è solo un fatto ingannevole verso i loro utenti e del pubblico, ma costituisce anche una violazione della legislazione nazionale sulla protezione dei dati>>.
Il nocciolo della questione impostata dalla commissione tedesca è pertanto inequivocabile: Facebook e WhatsApp sono due società indipendenti, e come logica conseguenza dovrebbero trattare i dati degli utenti secondo le rispettive condizioni e politiche di riservatezza. La pratica inerente lo scambio dei dati tra WhatsApp e Facebook sarà pertanto legittima previo contestuale assenso sia dei fruitori del servizio di messaggistica istantanea che quelli del social network di Mark Zuckerberg.
La dura mossa attivata dalla Germania ha dunque provocato, come consequenziale effetto domino, tutta una serie di accertamenti da altre authority di altri paesi. Prima tra tutti l’Italia, come confermato dalla nota divulgata dall’Ansa dal Garante. <<Il Garante per la protezione dei dati personali ha avviato un’istruttoria a seguito della modifica della privacy policy effettuata da WhatsApp a fine agosto che prevede la messa a disposizione di Facebook di alcune informazioni riguardanti gli account dei singoli utenti di WhatsApp, anche per finalità di marketing>>.