Una delle falle più imperdonabili di Google Chrome risiede senza dubbio proprio nella modalità in incognito, che a discapito del suo nome, soffre di un problema gravissimo: spesso alcuni siti riconoscono la funzionalità attiva sul nostro browser e impediscono l’accesso.
Bloccare l’accesso ai siti dalla navigazione in incognito è dettata da una precisa scelta da parte degli amministratori perché senza i dati necessari degli utenti sarebbe impossibile generare degli Ad pubblicitari, e di conseguenza generare anche un traffico economico con le visite.
A dirla tutta però, quella di Chrome non è mai stata una feature implementata volontariamente, ma un vero e proprio bug nel codice, di cui Google è sempre stata a conoscenza.
Il funzionamento del bug è molto semplice e sfrutta una vulnerabilità di API FileSystem di Chrome presente in entrambe le versioni, Desktop e Mobile, il quale si disabilitata nel caso di navigazione in incognito poiché il suo obiettivo è quello di permettere la scrittura dei file in modo permanente.
Nel momento in cui un sito nota la disattivazione dell’API impedisce all’utente di accedere al portale, poiché non tracciabile dal sistema.
Questa falla risale addirittura al 2010, ma solo ora, dopo 9 anni, pare che Google abbia deciso di porvi rimedio, con una patch risolutiva che verrà implementata nella versione 74 di Chrome, la cui distribuzione sarebbe prevista per il mese di Aprile.
La falla andrà comunque risolta manualmente attivandola come flag usando l’apposita voce “chrome://flags”. La rimozione totale dell’API FileSystem dovrebbe invece avvenire con la versione 76 di Chrome, quindi non nell’immediato, ma è già una soluzione utile che finalmente permetterà di navigare in incognito al 100% senza blocchi di vario genere.