Google, nell’ultimo periodo ha puntato molto su una politica fortemente incentrata nella cura delle future prospettive di crescita dovute all’introduzione di una marcata impronta sul fronte dell’intelligenza artificiale.
A tale scopo, il cosiddetto Machine Learning oggetto in questi minuti delle fasi espositive dell’evento verte sull’utilizzo di sofisticati algoritmi da utilizzarsi attraverso i moderni sistemi di sintesi digitale voluto per Google Assistant, il tutto con un focus particolareggiato sul fronte della sicurezza mobile per le comunicazioni ed il trasferimento dati via cloud.
Avere un assistente digitale smart a portata di mano consentirà una forte crescita del settore mobile con un occhio di riguardo alla politica commerciale interna adottata da Google che, nell’ultimo periodo, sta investendo ingenti risorse per la creazione di complesse reti neurali intelligenti con algoritmi ad apprendimento simil-umani.
Un esempio pratico, sono le traduzioni linguistiche, ora appianate rispetto all’umana concezione dei lemmi e dei contesti di traduzione che, come noto, variano a seconda della situazione. Non più una traduzione letterale, ma una vera e propria traduzione fedele alle meccaniche interpretative umane.
L’esempio clou, inoltre, viene anche fornito dal motore text to speech e dalla capacità di interagire con un sistema digitale che stupisce per le spiccate doti comunicative. L’obiettivo è quello di creare una sorta di “essere umano digitale”.
Google Allo, ad esempio, utilizza gli algoritmi di comprensione per le reti neurali di BigG.
Il destino dell’assistente vocale Google, ad ogni modo, non è da relegarsi al volere della sola società di Mountain View, ma vedrà una futura espansione open-source nei confronti degli sviluppatori e di società desiderose di integrare il nuovo standard operativo basato sulle Actions Google, ovvero le Direct Actions e Conversation Actions, sui propri prodotti.