A cosa serve l’intelligenza artificiale? A favorire l’interazione tra l’uomo e la macchina mediante un linguaggio naturale, a semplificare e velocizzare compiti ed elaborazioni, ma non solo. L’IA sarà in grado di simulare il processo cognitivo proprio dell’essere umano anche per quanto riguarda la creatività. Un fronte sul quale Google ha già dimostrato di recente di essere all’avanguardia, con progetti come la mostra di quadri creati dagli algoritmi. Tuttavia è proprio questa l’ipotesi che Google ha intenzione di verificare con il suo progetto Magenta, anticipato (ma non ancora svelato completamente) in questi giorni nel corso della Moogfest in corso a Durham, in North Carolina.
Un’iniziativa messa in campo dallo stesso team che si occupa di machine learning applicato a servizi come le traduzioni online, Inbox o Google Foto. Basato sull’architettura open source di TensorFlow, è un sistema concepito per creare musica e arte.
Durante la manifestazione un ingegnere Google ha spiegato che la società lancerà ufficialmente il progetto a giugno, con lo scopo di utilizzare algoritmi di deep learning affinché i computer possano apprendere dagli umani e generare successivamente le proprie opere d’arte in modo del tutto originale. Il principio è simile a quello già messo in pratica da Google con la piattaforma DeepDream, i cui algoritmi sfruttavano le conoscenze di pregresse di Google Immagini per applicare filtri bizzarri alle foto dategli in pasto. In questo caso però l’obiettivo del sistema non è la modifica ma la creazione vera e propria, qualcosa di molto più complesso.
Il risultato non è stato stupefacente, ma con qualche mese di apprendimento potrebbe arrivare a stupire; il progetto infatti non rimarrà chiuso nei laboratori di Google, ma darà vita a strumenti che saranno presto messi a disposizione del pubblico. In questo modo anche i ricercatori provenienti da altre realtà li potranno integrare con le proprie intelligenze artificiali, contribuendo al progresso generale della piattaforma.