Google Pixel 2 e Pixel 2 XL sono i primi smartphone eSIM: ecco cosa significa

Google Pixel 2 e Pixel 2 XL hanno finalmente guadagnato tutti i crismi dell’ufficialità, inverando appieno tutte le strategie e le intenzioni che il produttore di Mountain View ha voluto mettere in atto nei suoi nuovi smartphone Android. Che al netto di analisi tecniche e recensioni possono già fregiarsi di alcuni importanti riconoscimenti. Si pensi, su tutti, al miglior comparto fotografico presente su di uno smartphone (in ossequio ad un mastodontico score di 98 punti raggranellato su DxOMark, ancora superiore ai 94 punti di iPhone 8 Plus e Samsung Galaxy Note 8), ma anche all’appellativo di primi smartphone eSIM, già vista lato smartwatch su Apple Watch Series 3. Ed è proprio su tal fronte che vale la pena spendere qualche parola, seppure contestualizzando bene quale sarà il territorio (od i mercati) nei quali si potrà beneficiare di un simile apporto.

Facendo un passo indietro, pare esser lapalissiano che ogni smartphone è dotato di un modulo necessario per ospitare schede SIM, ossia un piccolo pezzo di plastica con chip incorporato necessario per consentire al telefono di collegarsi ad una rete cellulare e, conseguentemente, far sapere al proprio operatore di utilizzare il servizio offerto. Uno smartphone eSIM (come per l’appunto i nuovi Google Pixel 2 e Pixel 2 XL) fa praticamente la stessa cosa, con una importante eccezione: non occorrerà inserire alcun pezzo di plastica (la SIM) per sfruttare la connessione dati, dal momento che lo smartphone vanta al suo interno una sorta di <<SIM virtuale>> (eSIM, dunque) alla quale si potrà accedere semplicemente inserendo le proprie credenziali, alla stregua di una rete WiFi.

Si badi che i nuovi Google Pixel 2 e Pixel 2 XL (i primi smartphone eSIM al mondo, come tiene a precisare la stessa Big G) vantano comunque un alloggio per ospitare le tradizionali schede SIM (di tipo <<nano>>). Questo perché il nuovo metodo di identificazione è opzionale, e la motivazione può esser ricercata nella limitazione del servizio, ad oggi ancorata al solo carrier Project Fi. In buona sostanza, soltanto gli abbonati all’operatore virtuale di Google potranno sfruttare la tecnologia eSIM, mentre tutti gli altri (Italia compresa) dovranno per il momento ripiegare sulle schede SIM tradizionali.

La strada è insomma tracciata, anche se bisognerà attendere che il nuovo metodo di identificazione possa prender piede in chiave internazionale e generalizzata. Da anni si parla di una eliminazione delle vetuste schede SIM (intese per l’appunto come i pezzi di plastica) e la mossa di Google con i nuovi Pixel può esser letta come una apertura su questo fronte. I vantaggi sono d’altronde molteplici, ad incominciare dalla totale eliminazione del fastidio di dover inserire ogni volta una scheda SIM fisica sul proprio smartphone. Senza considerare i possibili benefici in termini di progettazione dei dispositivi: come precisato da qualche produttore, gli eSIM sono infatti più piccoli delle schede SIM convenzionali e l’eliminazione dello slot libererebbe spazio all’interno degli smartphone così da ospitare altri circuiti più importanti.

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