L’applicazione Whatsapp è il servizio di messaggistica istantanea più utilizzato al mondo, in Italia è ben presto entrato a far parte del nostro quotidiano e di conseguenza sono cominciati a nascere i gruppi di chat più disparati, come quelli scolastici, un must della vita dei genitori italiani.
Nella maggior parte dei casi i gruppi dedicati ai genitori nascono alla prima assemblea di classe, dove c’è sempre qualcuno più intraprendente che chiede e raccoglie i numeri di tutti i genitori, creando in pochi semplici “tap” un gruppo dal nome facilmente riconoscibile, come “i bambini della II A” o simili.
Un’occasione semplice e veloce per rimanere aggiornati sulle notizie scolastiche dei propri figli, un’efficiente mezzo per rimanere al passo con i compiti assegnati in caso di assenza, per chiedere chiarimenti in merito al tipo di matita da comprare per la lezione di disegno o per domandare a che ora si svolge il colloquio con gli insegnanti.
In effetti, è per questi motivi che di solito si crea il gruppo dedicato ai genitori. Se soltanto si limitasse alle mere informazioni tecniche risulterebbe sicuramente un valido alleato, ma nella stragrande maggioranza dei casi l’innocente chat comincia a trasformarsi in una vera e propria Inquisizione pronta a puntare il dito anche sui più piccoli dettagli, dalla “maestra che ha inviato due sms durante l’orario di lezione”, al “voglio sapere chi è il responsabile dell’infestazione di pidocchi in classe”, ed in pochi attimi perde la sua vera natura. Perché Whatsapp è a tutti gli effetti un social media, e uno schermo digitale riesce a farci osare di più, tirando fuori il peggio di noi.
In tutto lo Stivale, i presidi hanno lanciato l’allarme sui gruppi di classe dei genitori, spiegando che sono armi a doppio taglio, da strumenti utili ed efficaci si trasformano facilmente in veri e propri detonatori di problemi capaci di alimentare i conflitti nelle scuole, perché utilizzati in maniera poco appropriata e spesso offensiva.
“In chat questioni nate dal nulla possono trasformarsi in problemi enormi. Sono una cassa di risonanza micidiale e pericolosa: in tanti scrivono con leggerezza, senza riflettere sulle conseguenze”, ha dichiarato la preside del comprensivo Maffucci di Milano, Laura Barbirato, la quale ha inviato una lettera ai genitori per affrontare il tema dell’uso scorretto di questi gruppi convocando un’assemblea mirata sull’argomento.
Un problema che riguarda tutta Italia e che apre ai dibattiti più disparati: c’è chi abbandona i gruppi perché stufo dei vari argomenti di scarsa rilevanza, chi pazientemente attende l’arrivo di quelle poche comunicazioni importanti, e chi ha bisogno del gruppo per “farsi vedere”, perché deve necessariamente sbandierare la propria opinione su qualsiasi argomento per sentirsi parte di una comunità. Se quest’ultima categoria di persone si soffermasse almeno un attimo a pensare di poter rimanere comunque al centro dell’attenzione in contesti più adatti, come il profilo personale di Facebook, forse i gruppi Whatsapp dedicati ai genitori potrebbero riconquistare la loro utilità.