Nonostante lo scorporamento dell’azienda da Huawei con una cessione, Honor potrebbe ancora finire nel mirino del ban degli Stati Uniti.
Tutto nasce a seguito della richiesta pressante di una schiera di politici repubblicani che hanno espressamente chiesto l’inserimento di Honor nella Entity List, da cui era stata rimossa a seguito della cessione di Huawei.
Il movimento è guidato da Michael McCaul, il quale insieme ad altri 13 membri della China Task Force, hanno inviato una lettera a Gina Raimondo, Segretario del commercio.
Con il suo accesso alla tecnologia e al software statunitensi, Honor è stato venduto a un consorzio guidato dallo stato della RPC, inclusa la proprietà di maggioranza del governo di Shenzhen. Gli analisti hanno notato che la vendita di Honor gli ha dato accesso ai chip semiconduttori e al software su cui si basava e sarebbe stata presumibilmente bloccata se la cessione non fosse stata completata… La vendita di Honor non è stata un risultato basato sul mercato, ma piuttosto orchestrata dal Partito. Le stesse preoccupazioni sulle esportazioni di tecnologia verso Honor quando faceva parte di Huawei dovrebbero applicarsi nell’ambito della sua attuale struttura di proprietà statale. Se ci muoviamo troppo lentamente e ci concentriamo solo su entità discrete piuttosto che su reti ed ecosistemi, la nuova economia del Partito-Stato del PCC può superare in astuzia le sanzioni statunitensi.
Allo stato attuale il Partito cinese, Honor o Huawei non si sono ancora espressi sulla vicenda, tuttavia anche la risposta del Dipartimento del Commercio alla richiesta è limitato a ringraziare per la segnalazione e che continuerà ad esaminare potenziali elementi da inserire nella lista nera degli USA.