Il browser Opera potrebbe presto parlare cinese. La società norvegese, attiva dal 1994 e conosciuta ai più per il suo omonimo applicativo di navigazione web, ha infatti ricevuto in queste ore una offerta d’acquisto pari ad 1,2 miliardi di dollari (10,4 miliardi di corone norvegesi, convertitore alla mano) da un consorzio di investitori cinesi. La cifra messa sul piatto dai pretendenti di Opera Software è certamente rilevante, a tal punto da far vacillare il Consiglio di Amministratore dell’azienda sviluppatrice dell’apprezzato browser Internet: la governance spinge infatti unanime verso l’adesione, ed è per questo che l’affare dovrebbe andare in porto, benché sottoposto preliminarmente ad una approvazione regolamentare.
I pretendenti all’acquisizione del browser Opera sono Qihoo 360 (società di sicurezza conosciuta, tra gli altri, nell’ambiente Android con l’applicazione 360 Security) e Kunlun (azienda attiva nel settore gaming), finanziati dai fondi d’investimento Golden Brick e Yonglian. L’offerta di 1,2 miliardi di dollari rappresenta un generoso premio del 53% rispetto al valore delle azioni quotate in borsa prima che la proposta d’acquisto fosse stata annunciata ufficialmente. Il CEO di Opera, Lars Boilesen, ha sostenuto con una nota il progetto del fondo d’investimento cinese, che potrebbe <<accelerare ulteriormente il percorso di crescita di Opera, anche attraverso innovazioni maggiori da offrire agli utenti ed ai patner della società>>.
Il destino del browser Opera era già segnato da tempo, in ragione del delicato dissesto finanziario del brand: il passaggio di proprietà od il supporto di nuovi investitori rappresentava dunque l’unica e credibile soluzione per continuare ad albergare dentro un mercato sempre più saturo. I player attivi nel segmento della navigazione web sono d’altronde oramai molteplici (Chrome, Microsoft Edge, Firefox, tanto per citarne alcuni), tutti per contro legati da un rendimento alterno ed antitetico. Difficile quindi operare in un contesto del genere, specie per il colosso norvegese, travolto dalla rivoluzione mobile nel suo periodo più roseo e produttivo sotto le mani salienti di Jon von Tetzchen. Il futuro è ancora una incognita, ma la speranza è che il contributo dei fondi d’investimento cinesi possano dar tornare a splendere un nome importante del segmento dei browser.
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