Avvocati e cause, croce e delizia del mondo in disputa che sembra possa avvalersi, in tempi moderni quali quelli che viviamo, delle più attuali tecnologie.
I chat bot, o chatbot, per quanti ancora non lo sanno, sono dei programmi che improntano una conversazione tra un robot e un essere umano, agendo o come utenti stessi delle chat o come persone che rispondono alle FAQ (frequently asked questions) per coloro che accedono al sito.
Fin qui quasi niente di nuovo, un sistema già esistente: e la novità? Questa arriva da un imprenditore britannico, Joshua Browder, che senza sforzarsi troppo ha deciso di chiamare il suo software “il primo avvocato robot del mondo“, essendo il programma specializzato nel contestare le multe, per ora.
Forse la scelta dell’imprenditore inglese è dovuta allo sviluppo attuale dei chatbot, che al momento si trovano ad uno stadio bassissimo, essendo la loro capacità di “dialogare” in modo lineare e rispondente alquanto limitata; pur tuttavia questi bot mostrano ora un utilizzo quanto mai utile.
Secondo l’opinione, riportata dalla rivista online The Verge, della famiglia Browder e di Joshua Browder, inventore dell’avvocato robot ‘DoNotPay’, il loro chatbot potrebbe mettere in difficoltà la lobby degli avvocati.
Non nasce dal nulla il giovane avvocato che, fra le altre cose, sta dando assistenza legale gratuita ai rifugiati che cercano asilo negli Stati Uniti e in Canada e il suo sostegno nel Regno Unito, infatti il 16 gennaio 2017 è diventato il più giovane membro della lista Forbes 30 Under 30 nella categoria Legge e politica. Ad oggi ha aperto lo studio in 50 Stati Usa.
In realtà l’AI è già atterrata negli studi degli avvocati, ma con applicazioni diverse in grado di analizzare ogni parola dei contratti sottoscritti e scoprire clausole, magari redatte in maniera sibillina ma vincolante ai fini legali, che possono ledere gli interessi del cliente o andare contro la legge.
Con DoNotPay, questo il nome dato al servizio, si digita sulla piattaforma preposta il proprio problema, come ad esempio la ricezione di una multa ingiusta (sebbene i casi da poter sottoporre al singolare giurista siano tra i più svariati), ed ecco che ci si ritrova a parlare (da soli, ma questo accade sempre più spesso) con il bot, che illustra quanti più dettagli possibili per risolvere il problema stesso. Se siamo stati chiari nell’esposizione della grana della quale venire a capo, e il bot capisce tutto, questo fornisce il testo di una lettera da mandare alla sede che ci ha multato.
Purtroppo il servizio non è ancora pervenuto in Italia ma noi aspetteremo fiduciosi, consapevoli che la nostra lingua non sia tra le più parlate nel mondo, anche se in quanto a cause legali e avvocati siamo ben forniti.