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Innovazione, l’Italia guadagna posizioni nella classifica mondiale

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Innovazione, l’Italia guadagna posizioni nella classifica mondiale

L’Italia guadagna il 24esimo posto al Bloomberg Innovation Index, la classifica dei Paesi più innovativi al mondo. Anche quest’anno in testa alla classifica c’è la Corea del Sud, proprio come lo scorso 2016.

Subito dopo il Paese asiatico, seguono numerosi Stati del Nord Europa, come Svezia, Germania, Svizzera e Finlandia, mentre nei primi venti posti vi sono anche Danimarca, Francia, Austria, Belgio, Norvegia, Paesi Bassi, Irlanda e Regno Unito.

La classifica di Bloomberg viene stilata prendendo in considerazione numerosi fattori, come la densità di hi-tech – ossia il numero di aziende tecnologiche in relazione agli abitanti – gli investimenti in ricerca e sviluppo e il numero di brevetti depositati.

La Corea del Sud si trova nelle prime cinque posizioni nella maggior parte dei settori: primo posto per ricerca e sviluppo, per i brevetti depositati e per il valore aggiunto manifatturiero, al secondo posto per efficienza del terziario, quarto posto per concentrazione hi-tech e per la capacità di attrarre ricercatori. L’unica eccezione è il 32esimo posto per il settore della produttività.

Il direttore del Research Institute of Industrial Economics di Stoccolma, Magnus Herekson, ha commentato il motivo del secondo posto in classifica conquistato dalla Svezia: “Qui c’è una cultura molto individualista, a differenza della maggior parte dei vicini europei che premiano il collettivo. Questo significa che le persone hanno una grande ambizione a sviluppare le loro idee, anche per arricchirsi personalmente”. Un ruolo fondamentale sono i finanziamenti in ricerca e sviluppo effettuati dal Governo, da sempre interessato all’innovazione.

L’Italia, come accennato, risulta a metà classifica: arrivando al 24esimo posto guadagna due posizioni rispetto lo scorso anno e si piazza dietro a Cina, Polonia e Malesia, ma di fronte a Islanda e Russia.

Tra i punti forti del Bel Paese c’è la densità di imprese hi-tech, il valore aggiunto manifatturiero e gli investimenti in ricerca e sviluppo. Molto male per il numero di brevetti depositati e la capacità di attrarre ricercatori, dove l’Italia si trova al di fuori di ogni standard europeo, anche se, grazie alle sue aziende rimane la migliore dell’Europa del Sud. Un po’ come dire “la migliore dei peggiori”.

La classifica di Bloomberg sembra quasi una contraddizione, non c’è coerenza tra capacità tecnologica ed economia e le discrepanze sono evidenti: ad esempio, un grande colosso di hi-tech come il Giappone si trova solo al ventottesimo posto per la produttività.

Tutto questo fa pensare alla jobless society: sembra che il progresso della tecnologia stia cancellando molti più posti di lavoro di quanti riesca a produrne, un problema ammesso anche dal CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, in un post pubblicato sul suo social: “Per molti anni la tecnologia e la globalizzazione hanno reso tutti più produttivi e connessi. Tutto ciò ha sicuramente generato dei vantaggi, ma ha anche reso la vita difficile a molte persone, contribuendo al più grande senso di divisione che abbia mai percepito in vita mia. Bisogna trovare un modo per cambiare questo meccanismo in modo che funzioni per tutti”.

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