Instagram, l’algoritmo di Facebook non piace: aperta petizione

L’algoritmo di Facebook non piace agli utenti. Le reazioni dei fruitori di Instagram, il social network fotografico controllato da Mark Zuckerberg, fanno il paio con quanto espresso soltanto qualche settimana su Twitter. Cambiano i protagonisti, varia il modus operandi della protesta intentata in rete, eppure la storia sembra ripetersi. Il fil rouge che lega piattaforme sociali pressoché antitetiche concerne l’ordine di visualizzazione dei post: Facebook propone la rilevanza, strutturata secondo la presenza di un particolare algoritmo che premia i contenuti più in voga e maggiormente interessanti, mentre Instagram e Twitter fanno spazio al più canonico criterio cronologico. Od almeno fino a qualche giorno addietro.

La volontà del social network di Jack Dorsey – che oggi spegne dieci candeline – di abbracciare una delle peculiarità salienti del rivale di proprietà di Mark Zuckerberg ha scatenato, di fatto, una rivolta popolare (si pensi, a tale stregua, alla polemica montata in rete con tanto di hashtag #RIPTwitter), costringendo la piattaforma che <<cinguetta>> a far retromarcia – seppur in modo parziale – e ad implementare la novità in questione in modo pressoché facoltativo: in soldoni, gli utenti potranno decidere se modificare la propria timeline con l’algoritmo di Facebook oppure continuare a fruire dei contenuti in base all’ordine cronologico dei post.

La storia sembra tuttavia ripetersi ma a variare è questa volta il protagonista. A mezzo delle pagine del blog ufficiale, Instagram annuncia la volontà di modificare la propria struttura portante, facendo leva su immagini organizzate secondo i dettami di un particolare algoritmo – lo stesso di Facebook, per inciso – che premia le foto ed i filmati probabilmente ritenuti congeniali ed apprezzati agli occhi dell’utente. Una mossa evidentemente <<suicida>>, se spulciamo alla reazione degli aficionados del social network rilevato da Zuckerberg. La rabbia ed il malcontento degli utenti hanno infatti dato vita ad una vera e propria petizione online, capace in poche ore di sfondare quota 150.000 firme (nel momento in cui scriviamo la soglia è di 157.339).

Il traguardo dei 200mila imposto da Change.org è oramai ad un tiro di schioppo, ed il risultato dell’iniziativa dovrebbe far riflettere gli sviluppatori di Instagram, chiamati a gran voce ad una clamorosa retromarcia. O quantomeno, a perseguire fino in fondo la strada tracciata da Twitter, che ha affiancato il contestato algoritmo al più canonico ordine cronologico. Vedremo in prosieguo come si evolverà la vicenda e, soprattutto, se le richieste degli utenti troveranno un effettivo sbocco. Le motivazioni di Instagram non convincono appieno (<<un utente normale perde in media il 70% dei post>>, si legge dal comunicato ufficiale) e la riluttanza degli utenti ad accogliere l’algoritmo di Facebook trova la sua secoonda (e netta) espressione.

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