Jack Dorsey nella morsa degli hacker: violato il profilo Twitter

Jack Dorsey, Amministratore Delegato e fondatore di Twitter, entra suo malgrado nel già corposo elenco di persone illustri vittime di attacchi hacker. Una buona compagnia, si potrebbe quasi aggiungere, giacché analoga (e spiacevole) sorte ha coinvolto nelle scorse settimane gli altrettanto noti Mark Zuckerberg – il primo a far da apripista tra i <<big>> tecnologici – e Sundar Pichai, rispettivamente dirigenti di Facebook e Google. Una emorragia dunque evidentemente in auge e non ancora pronto ad esser arrestata, che porta la firma del team di hacker conosciuto sotto l’appellativo di <<Our Mine>>.

L’attacco al profilo Twitter di Jack Dorsey si è svolto alle ore 2:50 di notte dell’orologio statunitense, lontano quindi da occhi indiscreti. Secondo quanto raccolto da alcune ricostruzioni apparse in rete, sarebbero trascorsi ben 45 minuti prima che tutto tornasse alla normalità. Il team Our Mine, composto in totale da tre hacker, ha modificato e violato senza troppe remore l’account personale del CEO di Twitter, come testimoniato dall’immagine riportata in apertura d’articolo: la pagina di Dorsey è stata svuotata di qualsivoglia contenuto, fatta eccezione di un messaggio coniato ad-hoc da Our Mine: <<Hey, it’s OurMine, we are testing your security, visit ourmine.org>>, contornato per l’occasione da un video che riproduce la <<canzone ufficiale>> del gruppo.

Il profilo Twitter di Jack Dorsey è quindi rimasto <<in ostaggio>> per ben 45 minuti, prima che l’Amministratore Delegato e Fondatore del social network che cinguetta abbia ripreso il controllo della situazione, modificando le proprie credenziali, cancellando il messaggio e ripristinando l’impostazione saliente della propria pagina personale. Un’esperienza comunque poco piacevole, che apre la strada ad uno degli argomenti più spinosi della rete: la sicurezza dei propri account. Un fenomeno che, sebbene riguardante in questo caso personaggi illustri e quotati (il trittico tutto tecnologico targato Mark Zuckerberg, Sundar Pichai, Jack Dorsey, passando poi per Katy Perry e Deray Mckersson), porta sempre verso il medesimo consiglio: utilizzare password complesse, non ripetute tra i molteplici account in possesso e magari modificate regolarmente.

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