Sono diversi anni che la Germania ha intensificato gli sforzi per contrastare il fenomeno dell’hate speech, ovvero l’incitamento all’odio, spesso alimentato dalla crisi dilagante avvenuta dopo l’arrivo in massa dei rifugiati.
Diverse piattaforme social come Facebook, Twitter e Google hanno concordato di rimuovere certi contenuti dalle loro piattaforme entro 24 ore, a seguito di un accordo sottoscritto nel 2015 con il governo tedesco.
Purtroppo una relazione del 2017 ordinata dal ministero della giustizia, ha evidenziato l’inadempienza delle aziende che ad oggi non hanno ancora rispettato i loro impegni.
Decisi nel far rispettare le regole i legislatori tedeschi hanno approvato una legge che vede al momento l’opposizione degli attivisti per i diritti digitali: la legge violerebbe la libertà di parola dando una “responsabilità esagerata nella determinazione della legalità dei contenuti online”.
La legge mira ad imporre a Facebook, Twitter ed altre società legate ai social media il pagamento di multe fino a 50 milioni di euro per non aver eseguito l’eliminazione dei messaggi legati al dilagante fenomeno dell’hate speech dalle loro piattaforme.
Meglio conosciuta come Facebook Law, il Network Enforcement Act è stato approvato dal Bundestag, l’organismo parlamentare tedesco che prevede la sua entrata in vigore in ottobre.
Alla base del diritto tedesco la necessità di frenare la diffusione di discorsi di odio, un sentimento che come nazione sentono molto visti i trascorsi storici non propriamente lontani. Il ministro della Giustizia Heiko Maas e altri sostenitori della legge sostengono che è necessario introdurla poiché: “l‘esperienza ha dimostrato che, senza pressioni politiche, i grandi operatori di piattaforme non adempiono ai loro obblighi e questa legge è quindi necessaria: la libertà di comunicazione finisce dove inizia il diritto penale.”
D’altra parte anche i social come Facebook reagiscono a quanto sta accadendo: Mark Zuckerberg ha espresso di recente la volontà di assumere altre 3.000 persone per stemperare i contenuti segnalati, spiegando quanto però sia complesso moderare i messaggi di hate speech. George Santayana, filosofo, scrittore, poeta e saggista spagnolo, rappresentante del cosiddetto realismo critico, affermò: “chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”.