Sembra stia cambiando la visione dell’enfant prodige, Mark Zuckerberg, sia del mondo che di Facebook, la piattaforma nata dal desiderio di creare una comunità digitale di persone vicine ed unite tra loro da un interesse comune, che fosse una passione o un problema da fronteggiare.
Mission impossible? Niente affatto visto che ha centrato il bersaglio in pieno: lanciato il 4 febbraio 2004 (anche se la svolta definitiva avvenne nel 2006), Facebook aveva come obiettivo rendere il mondo più aperto e connesso, e in grado di mettere in comunicazione fra loro milioni di persone ogni giorno senza alcun limite d’orario e in maniera totalmente gratuita; e a quanto pare ci è riuscito.
Ora però a Chicago, durante il Facebook Communities Summit, Mark Zuckerberg mostra a centinaia di amministratori di “Gruppi” la sua nuova visione: tornare ad una “dimensione” più piccola. Della sua idea l’imprenditore informatico aveva già parlato in passato: utilizzare l’IA come consigliera.
Non è cosa da poco avere più di 1 miliardo di persone che utilizzano i Gruppi di Facebook e più di 100 milioni di persone all’interno di ognuno di essi. Parliamo di gruppi dedicati a un argomento specifico, ai quali attualmente si iscrivono utenti che in qualche modo nutrano un interesse verso quel tema. Gruppi ai quali talvolta si viene anche reclutati da altri (che stimano un coinvolgimento da parte nostra nei confronti della materia trattata) e che dunque continuano a crescere; ebbene, saranno proprio questi ad avere più mezzi a disposizione per realizzare questa nuova visione.
C’è stato un tempo in cui le comunità, raccolte in piccoli centri (un po’ come funziona-va in certi paesini o rioni antichi della nostra penisola, ma anche altrove), risolvevano insieme i problemi che di volta in volta insorgevano. Nelle città, invece, le distanze hanno fatto la differenza e connettersi è divenuto un modo per avvicinare le persone. La community non fa sentire soli, o almeno non dovrebbe.
Nella visione attuale di Mark, “le responsabilità” sono mutate e bisogna fare di più che connettere il mondo: occorre renderlo più vicino e unito, ed è per questo che il celebre statunitense ha pensato di potenziare proprio i Gruppi significativi di Facebook, cioè quelli che aggregano tra loro persone unite da un interesse comune. Gli amministratori di tali gruppi avranno dunque nuovi strumenti come gli insight, ovvero metriche e statistiche in tempo reale circa la crescita del gruppo stesso, il coinvolgimento degli “utenti”, i post più popolari e via dicendo. Un filtro per le richieste di iscrizione, poi, sarà in grado di gestire queste ultime direttamente tramite un software che ne valuterà l’approvazione in base a specifiche categorie quali sesso, ubicazione e quant’altro.
Sarà inoltre possibile, con i nuovi strumenti in dotazione ai Gruppi, rimuovere più agevolmente sia gli utenti molesti sia i loro contenuti (commenti compresi), nonché addirittura le persone che essi abbiano eventualmente aggregato all’interno di quella comunità. A moderatori e amministratori, infine, sarà consentito programmare i post da pubblicare, mentre ai secondi persino collegare Gruppi fra loro suggerendo ai vari membri gruppi simili o comunque correlati al proprio.