Lo streaming come futuro: oltre il 2020.

Fino a qualche anno fa il territorio dello streaming era arido e desolato, irto di ostacoli e realizzato per una ristretta ed esclusiva nicchia di persone, con una disponibilità economica oltre la media (complici anche i costi iniziali spropositati per gli abbonamenti) e dunque come una sorta di mercato sommerso.
Oggigiorno sarebbe impossibile immaginare il mercato dei media escludendo la fenomenologia dello streaming. Da un certo punto di vista, lo streaming rappresenta il futuro di intere produzioni, la rivoluzione delle arti visive – caratteristiche che non possono di certo essere ignorate.

Il fiorente mercato streaming è destinato addirittura a raddoppiare i suoi introiti e il bacino d’utenza che attualmente controlla. Stando ad un’indagine realizzata da Digital Tv Research, i ricavi globali di film e di serie tv online subiranno un incremento previsto tra il 2019 ed il 2025, passando da 83 miliardi a ben 167 miliardi di dollari: delle cifre che è impossibile ignorare e che dimostrano ampiamente la potenzialità di questo servizio che va sostituendosi ai media tradizionali, alla tv via cavo o alla radio.

È opportuno qui adoperare una differenziazione tra i servizi in streaming.
Per quanto concerne le TV online, il mercato si focalizza principalmente su servizi in abbonamento (SVOD, acronimo che sta per subscription-based video on demand). Tra i più celebri possiamo menzionare Netflix, Now Tv, Amazon Prime Video e sicuramente il nuovo e ormai promettente Disney+. La ricerca menzionata precedentemente ad opera di Digital Tv Research stima un miglioramento in questi servizi pari a 98 miliardi di dollari entro il 2025. Una cifra da capogiro.

Parallelamente ai servizi SVOD abbiamo quelli OTT (over the top), contenuti multimediali racchiusi in diverse librerie che eludono i mezzi tradizionali come tv via cavo, a banda o satellitari per poter offrire un servizio che può includere anche i già menzionati abbonamenti SVOD.
Parliamo dunque di servizi di streaming musicale, di videogiochi, di lettura. Le piattaforme OTT sono ampiamente utilizzate poiché consentono la fruzione di numerosi contenuti ovunque ci si trovi, purché dotati di una connessione e di un dispositivo adatto (smartphone, tabet, pc portatili ma anche console di videogiochi come Playstation 4 e Xbox One). Talvolta, il requisito della connettività viene soppiantato dalla possibilità di scaricare il contenuto e di riprodurlo offline, ovunque ci si trovi. Una comodità che sancisce, spesso e volentieri, una differenza schiacciante a favore del mercato dello streaming.
La qualità elevata dei servizi in streaming rende difficile la sopravvivenza di altre realtà, come il noleggio di DVD o il leasing, mettendo in crisi anche il mercato del Cinema (già in posizione di precario equilibrio dovuta alla recente emergenza COVID-19).

Se nei primi anni di attività le piattaforme SVOD e OTT si sono limitate ad offrire numerosi contenuti in streaming già preesistenti nel mercato globale della riproduzione, è anche vero che per differenziarsi dalla concorrenza e accalappiare la maggior parte parte del pubblico, tali piattaforme si sono dovute orientare verso la produzione. Spesso in esclusiva, si tratta di contenuti di tendenza che sono destinati ad avere un successo trainante anche per altri settori dell’industria, con contratti in collaborazione con case editrici e videoludiche. Prima fra tutti, Netflix, che dal 2013 produce serie tv inedite che l’hanno resa la piattaforma più famosa del mondo e probabilmente la più amata e ricca di contenuti. A seguire Amazon Prime Video, sino a sancire quel processo di migrazione che soprattutto in pieno panorama COVID-19 si è rivelato essere determinante per le abitudini dei consumatori e l’orientamento delle loro abitudini.

Il concetto dello streaming ha ormai contagiato anche il panorama musicale salvando, se possibile, l’intera industria. A seguito dell’introduzione di internet nella quotidianità dell’utenza, e con il successivo propagarsi della pirateria, gli introiti degli artisti erano in pericolo dal punto di vista della compravendita di merce fisica (unica fonte di guadagno tolte le rappresentazioni dal vivo e le collaborazioni con le enti radiofoniche). Nel 2015, grazie soprattutto al successo delle piattaforme streaming musicali più famose come Spotify, la crisi sembrava essere risolta.
Se teniamo conto del mercato musicale nella sua interezza, lo streaming ha coperto circa il 56% del mercato totale dell’industria musicale, un dato che dimostra quanto più della metà della popolazione preferisca all’acquisto o al noleggio di cd la possibilità di ascoltare in streaming il proprio idolo preferito, e non solo. Lo streaming permette di comprimere in poco spazio decine di migliaia di brani, rappresentando un punto di svolta anche nella variabilità d’ascolto e nella flessibilità, dati sicuramente da non trascurare.
Se pensiamo che all’ascolto della musica va ad aggiungersi quello di podcast e audiolibri, è facile capire l’ampiezza di pubblico che è stato possibile attirare. L’industria editoriale è purtroppo la più fragile tra i diversi gruppi che abbiamo menzionato, per la sua stessa natura che tende ad individuare segmenti di mercato non troppo ampi. Geniale, sotto questo punto di vista, l’idea di Amazon di includere nell’abbonamento Prime il servizio Prime Reading, che offre un catalogo di grandi classici in formato kindle, da leggere comodamente sull’app gratuita Amazon Kindle. Un ottimo intervento per spingere sempre più persone verso la pratica della lettura, e perché no, convincerla successivamente ad aderire al programma “premium” di ebook, Kindle Unlimited. 

Lo streaming ed il suo intero mercato non va però limitato soltanto nei settori di riproduzione audio e video. Soprattutto negli ultimi tempi, con una riconsiderazione radicale del mercato dei videogiochi, i servizi di cloud gaming sono diventati un must per tutti i possessori di una console o di un pc. Passando da EA Access, ad Origins Play, Xbox Game Pass, PlayStatio Now sino ad approdare alla più recente concezione di Google Stadia e Amazon Luna è possibile osservare concretamente quanto utili e quasi necessari siano diventati questi servizi, soprattutto se prendiamo in considerazione il prezzo spesso esorbitante dei titoli al day one.
Chiaramente il problema del digital devide soprattutto in Italia sancisce un limite fondamentale alla circolazione effettiva di questi servizi, che spesso e volentieri necessitano di una connessione molto potente per poter “streammare” i contenuti dal server principale direttamente sulla home console.

I migliori servizi Streaming

Decidere di abbonarsi a servizi in streaming nel 2020 rappresenta una sfida ardua data la numerosità e il fiorente mercato, sempre pronto ad offrire nuove piattaforme. Tra le migliori, ne menzioneremo qualcuna.

Per quanto riguarda lo streaming di video, capolista indiscusso è Netflix. Non il più economico (7.99€ al mese) ma sicuramente il più ricco, con oltre 2000 film, 1000 serie tv, 600 documentari e un catalogo in perenne aggiornamento. Le serie tv Netflix sono conosciute in tutto il mondo per l’estensione della loro fama. Chiunque ha sentito, almeno una volta, dell’esistenza de “La Casa di Carta”.

In seconda posizione Amazon Prime Video, servizio offerto da Amazon ad un prezzo irrisorio di 36€ l’anno. Un regalo, quasi, se prendiamo in considerazione che con l’abbonamento si avrà diritto a tanti altri benefici (di cui parleremo a breve). Le 400 serie tv potrebbero sembrare “poche” se messe a paragone con il gigante Netflix, ma guardando al catalogo dei film capiamo che non c’è assolutamente paragone: oltre 4000, e sempre aggiornati.

Nel mercato audio è obbligatorio menzionare Spotify, sebbene sia quasi impossibile quantificare la vastità dell’offerta. Spotify possiede oltre 50 milioni di brani, che ogni giorno aumentano vertiginosamente. Cifre da capogiro per un servizio che è possibile ottenere al costo di 9.99€ al mese.

Concorrente diretto di casa Apple, Apple Music. Il costo è lo stesso, ma le prestazioni audio sono leggermente inferiori alla concorrente: un’interfaccia grafica ed un livello d’intuizione più elevato portano però Apple Music a pareggiare con Spotify.

Nel settore gaming, oltre alla novità di Amazon con Amazon Luna, che offre un catalogo di oltre 100 titoli al modico prezzo di 5.99$ al mese, va menzionato Xbox Game Pass. Il servizio offre numerosi giochi Xbox One ma anche titoli Xbox 360 e del primo modello di Xbox. Cosa più importante, qualsiasi gioco in esclusiva è offerto immediatamente nel catalogo sin dal Day One. Con un prezzo di 9,99€ al mese è il degno rivale (e vincitore) dell’offerta Sony che con il suo Playstation Now offre un catalogo più povero.

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