Prosegue Scroogled, la campagna anti-Google che Microsoft porta avanti da tempo contro l’azienda di Mountain View alla quale recrimina la volontà di appropriarsi dei dati personali dei suoi fruitori. Sembra che la questione sia stata sollevata circa due mesi fa proprio da uno sviluppatore australiano che ha evidentemente reso nota la scoperta di un inutile archivio di informazioni personali di utenti. Adesso la “battaglia” sembra protrarsi con la presa di mira del Google Play Store, attraverso uno spot pubblicitario di mezzo minuto con il quale Microsoft informa un ipotetico utente Android che la sua privacy rischia di essere violata poiché i suoi dati personali potrebbero essere inviati agli sviluppatori Google.
L’azienda di Redmond critica fondamentalmente tale raccolta di informazioni, dichiarando di poter offrire all’utenza una migliore alternativa che non comporti “simili misfatti” (queste le parole usate da Greg Sullivan del team di Microsoft Windows Phone). Microsoft fa leva sul fatto che il Marketplace di Windows Phone, così come l’Apple App Store, non tratta direttamente con gli sviluppatori e i venditori negoziando in prima persona il commercio delle applicazioni tra sviluppatore e cliente. Cosa che avviene invece nelle transazioni eseguite da Google che, entrando in possesso direttamente dei dati personali dell’utente (quali nominativo, email o zona di residenza) da essa ritenuti essenziali all’espletamento delle transazioni stesse, parrebbe poi inviarli agli sviluppatori.
Il quesito di base sul quale Microsoft attraverso il suo nuovo annuncio sostanzialmente fonda la propria indagine è:
La maggior parte di coloro che realizzano applicazioni sono gente affidabile. Tuttavia, che ne sappiamo di cosa potrebbero fare con le vostre informazioni se finissero nelle mani sbagliate?