<<Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta>>. La famosa frase presa in prestito da uno spot pubblicitario è quella che condensa meglio la strategia portata avanti da Netflix negli ultimi otto anni e giunta a compimento in data odierna. Il servizio di streaming a pagamento ha fatto <<armi e bagagli>> e traslocato, per l’appunto, all’interno di Amazon Web Service, il cloud della compagnia capitanata da Jeff Bezos. A confermare la notizia è il vice presidente della piattaforma statunitense, Yury Izrailevsky, che ha puntigliosamente snocciolato, dalle pagine del blog di Netflix, le motivazioni di una scelta quanto meno curiosa.
Quello di oggi è invero soltanto un completamento di un lavoro impostato un anno addietro, allorché la maggior parte dei servizi facenti parte della società sita a Los Galos erano già ubicati presso la <<nuvoletta>> di Amazon. Una necessità impellente per Netflix, che ha abbracciato dal lontano 2008 l’esperienza tipica dei cloud, sicuramente più congeniale per far fronte ad una domanda in costante crescendo. La migrazione di cui trattasi ha coinvolto tutti i sistemi, ivi compreso la fatturazione e la gestione dei dati aventi ad oggetto dipendenti e clienti registrati al portale.
Il motivo principale per cui Netflix è passato al cloud <<non è dettato da una mera riduzione dei costi>>, tiene a precisare Izrailevsky, sebbene sia innegabile che l’esborso economico pattuito ad Amazon Web Service risulti esser inferiore rispetto agli oneri necessari per tenere in vita un proprio data center. Il cloud offrirà ai gestori la massima scalabilità orizzontale, consentendo altresì una rimodulazione flessibile dell’infrastruttura (in aumento od in diminuzione) a seconda delle reali esigenze. Sempre più pressanti, dopo il tetto degli oltre 130 nuovi paesi toccato da Netflix lo scorso 6 Gennaio.