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Nuovo regolamento UE sulla protezione dati: aziende italiane ok ma solo sulla teoria

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Nuovo regolamento UE sulla protezione dati: aziende italiane ok ma solo sulla teoria

Nuovo regolamento UE sulla protezione dati: aziende italiane ok sulla teoria, ma poco ottimiste e pratiche.

Il 72% degli IT decision maker italiani mostra dimestichezza con la nuova normativa, ma solo il 41% crede in una sua efficace riuscita. Buoni voti a livello teorico, perché solo il 18% sembra conoscere il percorso per soddisfare a pieno le nuove regole

Buoni voti degli italiani in materia protezione dati: il 72% delle aziende dimostra di essere aggiornato sulla nuova normativa UE per la protezione dati, contro una media europea del 64%. Solo il 41% però crede in una sua reale efficacia. La maggioranza pensa infatti che le nuove regole non impediranno alle organizzazioni di continuare a raccogliere dati illegalmente. La percentuale si abbassa ancora sulle questioni pratiche: solo il 18% sembra conoscere il percorso per arrivare a soddisfare in pieno la normativa (media europea 19%).

Questi i risultati principali che emergono da una ricerca Trend Micro, leader globale nella sicurezza per il cloud, che ha coinvolto 850 decision maker IT in tutta Europa. Tema della ricerca il nuovo regolamento UE sulla protezione dei dati, ovvero quell’insieme di leggi che ha come obiettivo il rafforzamento della tutela della privacy online per contribuire alla crescita dell’economia digitale europea – con sanzioni in caso di infrazioni che possono arrivare a 100 milioni di euro o al 5% del fatturato globale. 

Ulteriori dati:

  •  le aziende italiane sono consapevoli che dovranno affrontare una sfida importante, anche se il 16% non è convinto di un realistico successo dell’iniziativa (media europea 26%). Gli impedimenti maggiori sono rappresentati dalle restrizioni fisiche dei sistemi IT (35%), dalla mancanza di sicurezza (34%) e da una  carenza di risorse (30%).
  • l’81% delle aziende pensa che una nuova normativa è necessaria (media europea del 52%) e per soddisfare i nuovi requisiti ha in programma l’aumento dei corsi sulla data protection ai dipendenti (56%), un aumento degli investimenti IT (48%) e la possibile assunzione di un responsabile di protezione dati (44%)
  • 1-2 anni. Questo il periodo realistico – per il 47% del campione (39% media europea) – che servirebbe a un’azienda per essere completamente in linea con le nuove normative
  • il 71% dei clienti delle aziende intervistate sta già chiedendo più trasparenza sull’ubicazione e trattamento dei suoi dati privati (54% media europea). Il 55% delle aziende italiane ha implementato tecnologie di crittografia per salvaguardare i dati. In Europa si punta più sulla consapevolezza in materia di sicurezza dati, media 58%  

“Le aziende italiane dimostrano una buona dimestichezza rispetto alla media europea, ma con la ratificazione delle nuove normative prevista per quest’anno c’è ancora molto lavoro da fare”, afferma Gastone Nencini, Country Manager Trend Micro Italia. “Ogni azienda dovrebbe avviare un processo di compliance per soddisfare i nuovi requisiti sulla protezione dei dati, non solo per le possibili sanzioni di natura economica, ma per aumentare il livello di sicurezza di tutti.” 

La ricerca

La ricerca, commissionata da Trend Micro, è stata condotta ad aprile 2014 da Vanson Bourne e ha coinvolto 850 senior IT decision maker in Europa. I Paesi coinvolti, oltre all’Italia, sono: UK, Francia, Germania, Benelux, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Polonia. In Italia il campione è di 100 unità. 

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