Samsung Galaxy Note 5 rappresentò, di concerto a S6 Edge Plus, l’ultima proposta del 2015 del produttore coreano relativamente al segmento top di gamma del mercato. Due smartphone indirizzati ad altrettante diverse esperienze d’utilizzo, ed è per questo che il primo venne espunto da qualsivoglia tentativo – almeno ufficiale, invero – di commercializzazione in Europa. E dunque anche in Italia. Una mossa che ha quanto meno dell’inedito se spulciamo alle precedenti strategie messe in piedi da Samsung, da sempre in prima fila per diffondere in via generale tutti i dispositivi facenti parte del proprio e ricco portfolio. Almeno fino alla quarta generazione dell’apprezzata gamma Samsung Galaxy Note.
Nei mesi precedenti era stata ventilata l’ipotesi di un debutto del nuovo phablet coreano entro la prima metà del 2016, considerazione tuttavia smentita dai fatti. Samsung insiste imperterrita a non distribuire in Europa il proprio dispositivo impreziosito dalla S-Pen, glissando anche a mezzo dei social su qualsivoglia informazione inerente alla delicata e controversa questione. A questo punto la domanda è: perché gli europei sono stati sottoposti a questo tafazzismo?
A rispondere alla domanda è Samsung in persona, attraverso il dirigente Rory O’Neill il cui discorso, sebbene faccia espresso riferimento al Regno Unito, può esser traslato senza remora alcuna all’Italia ed alla restante fetta di mercati europei. La motivazione è presto detta e fa leva sull’appellativo di <<produttività>>, una parola che, a detta dell’European VP of Brand and Marketing di Samsung, non piace ai consumatori del <<vecchio continente>>. Samsung Galaxy Note 5 è uno strumento a forte vocazione business, pronto a strizzar l’occhio al mondo del lavoro ed a chi è in cerca della massima produttività. Accezione, quest’ultima, che a detta del dirigente dell’azienda coreana mal si attaglia alla natura degli europei, per i quali lo svago e l’intrattenimento è indubbiamente più congeniale. A loro il produttore attivo a Seoul ha dedicato Samsung Galaxy S6 Edge Plus.
Secondo O’Neill, esistono due modi per inquadrar meglio la categoria dei phablet, impreziosita da un pannello di dimensioni importanti: fini meramente professionali innanzitutto (scrivere, prendere appunti), ma anche divertimento ed il sollazzo durante i ritagli di tempo libero (film, video, navigazione web): al primo settore farebbero parte gli utenti asiatici, mentre ai secondi quelli risiedenti in Europa. Ed ecco perché Samsung Galaxy Note 5, che rientra di diritto nella prima catalogazione, è stato riservato a tutti quei mercati che fanno della produttività il proprio modus vivendi.
La motivazione ufficiale espressa da parte di Samsung non convince tuttavia appieno, specie se rapportata all’enorme negatività espressa dai consumatori depauperati della quinta edizione dell’apprezzata gamma Samsung Galaxy Note. La risposta degli utenti – che frattanto hanno ricorso a mercati paralleli, pur di beneficiare del phablet dotato di S-Pen – certifica, di fatto, che la valutazione operata dal colosso coreano si è ritenuta erronea e tergiversare sull’argomento con raffazzonate motivazioni può anche esser infruttuoso. Attenzione ai naviganti, dunque, perché Samsung Galaxy Note 6 in Europa dovrà esserci di diritto. Anche se a farne le spese sarebbe, secondo le più recenti indiscrezioni, Samsung Galaxy S7 Edge Plus.
Ma chi è scrive questi articoli? Ma li rileggete almeno una volta prima di pubblicarli?
“di concerto a S6 Edge Plus”, semmai “di concerto con”
“se spulciamo alle precedenti strategie” ???? WTF
“facenti parte del proprio e ricco portfolio.”… magari manca qualcosa?
“per i quali lo svago e l’intrattenimento è indubbiamente più congeniale”… magari “ai quali”.. “sono più congeniali”
“che frattanto hanno ricorso a mercati paralleli”… hanno ricorso???
“che rientra di diritto nella prima catalogazione” … magari nella prima categoria
“che la valutazione operata dal colosso coreano si è ritenuta erronea” … magari è stata ritenuta erronea
“Attenzione ai naviganti, dunque,”… semmai “Che i naviganti prestino attenzione”…
Che tristezza.