Sextortion: ragazze bellissime che chiedono l’amicizia su Facebook per ricatti hot

Cari uomini, a meno che non siate dei divi di Hollywood in pieno stile Robert Downey Jr o dei sex symbol come Raoul Bova ponetevi questa semplice domanda: come mai una giovane, misteriosa e bellissima ragazza dovrebbe richiedermi l’amicizia su Facebook?

Smettetela di ghignare, care amiche donne: il discorso vale anche per voi. Anche se sul vostro profilo social è presente un book con le migliori magie del photoshop, ponetevi la medesima domanda nel caso in cui abbiate ricevuto una strana richiesta di amicizia da un tipo che sembra la fotocopia di Ian Somerhalder.

A meno che il Dio Cupido in persona non si metta a bussare alla vostra porta e decida di spezzare il suo arco per lanciarvelo addosso in segno di sfregio al vostro diniego, state tranquilli: ignorate pure le sexy modelle o gli affascinanti individui che si sono interessati a voi sul famoso social blu. Nel 99,9% dei casi si tratta di profili fake in cerca di utenti da truffare. Ma c’è di più: la stragrande maggioranza di questi finti profili non sono nemmeno controllati da persone vere, si tratta quasi sempre di bot che mostrano foto sottratte da album pubblici di utenti veri e di bellissima presenza, come ad esempio qualche aspirante modella in cerca di successo.

Se si entra in uno di questi profili, si noterà che non presentano alcuna informazione personale, a parte l’allettante dicitura “single” e qualche post sentimentale che parli di poesie e varie romanticherie. Come accennato poco fa, i profili sono governati da chatbot in grado di sostenere semplici conversazioni di chat, come “Mi chiamo …” o “Sono di Roma”, capaci eludere le domande più complesse con monosillabi, tipo “si” o “no”.

A cosa servono questi profili? Ad avviare una “sextortion”, ovvero un’estorsione a sfondo sessuale: dopo aver intavolato una conversazione con una vittima, ad un certo punto il profilo fake chiederà di spostare la chat in webcam tramite Messenger o Skype. Da qui l’atmosfera si farà bollente e verrà chiesto all’utente di spogliarsi. Se accetterà, verranno scattati degli screenshot dell’accaduto e le foto saranno utilizzate come ricatto per chiedere del denaro affinché quegli scatti non vengano mostrati ad amici e parenti.

Il pericolo è presente anche se la vittima decidesse di non spogliarsi in webcam: i cybercriminali sono in grado di creare fotomontaggi (anche se di bassa qualità) per portare avanti le loro minacce di divulgazione ed estorcere denaro.

Nel caso in cui si decida di non pagare il riscatto, c’è anche uno step successivo: le foto (reali o modificate) vengono condivise sotto i post dei propri amici e nel giro di poche ore compare su YouTube un videomontaggio con le immagini dell’utente, mettendo ai filmati dei titoli scioccanti del tipo “Tizio si tocca davanti a un minore”.

Tali profili fake sono realizzati da vere e proprie organizzazioni criminali – la maggior parte delle quali si trovano nei Balcani o in alcuni paesi dell’Africa – che riescono ormai da anni a trarre profitto dagli utenti meno esperti in cerca di nuove amicizie o di “sesso virtuale”.

Sono ancora numerose le vittime che cadono nel tranello e nel corso di questi anni, puntualmente, le pagine Facebook ufficiali della Polizia di Stato – come Agente Lisa“, “Una vita da Social” e “Commissariato di PS Online – Italia” – condividono post e articoli di giornale che raccontano le esperienze di alcune di loro, allo scopo di informare i cittadini più inesperti nell’ambito dei social network. Ne è un chiaro esempio il recente post condiviso dalla pagina Una Vita da Social, disponibile in calce all’articolo.

Molte persone si sono ammalate per via di queste truffe, mentre altre hanno deciso di prendere coraggio e denunciare il ricatto, fornendo la reale spiegazione a famiglia e fidanzate. L’unica soluzione è non pagare il riscatto e denunciare, ricordandosi che la conversazione avvenuta all’interno della chat di Facebook Messenger costituisce una prova di ciò che è successo.

Sfortunatamente risalire ai responsabili di simili truffe non è affatto facile, perciò l’unico modo per difendersi da tali tentativi di estorsione è la prevenzione. Per prima cosa, bisogna impostare la privacy del proprio account in modo tale che gli sconosciuti non possano avere accesso alle fotografie presenti nel proprio profilo. In secondo luogo basta non accettare le richieste di amicizia “sospette”.

Se invece si desidera fare conoscenza tramite social, è possibile limitare il rischio di essere truffati effettuando delle banali ricerche su Facebook e tramite Google per constatare se la persona che vuole contattarci sia reale: basterà controllare se il profilo social sia attivo, con un buon numero di amici e un discreto scambio di commenti da parte dell’utente che ci vuole conoscere, dopodiché è sufficiente scrivere il nome e il cognome sul motore di ricerca per trovare ulteriori informazioni, come account di altri social (ad esempio Twitter o LinkedIN), indirizzi email, feedback o opinioni su prodotti e servizi, ecc. Per essere maggiormente sicuri, basterà salvare la foto del profilo sospetto sul proprio PC ed effettuare una ricerca su Google Immagini per ottenere ulteriori riscontri.

Di seguito uno degli ultimi post condivisi dalla pagina Facebook della Polizia di Stato per mettere in guardia gli utenti su questo tipo di truffa:

www.facebook.com/unavitadasocial/posts/694529137411213

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