Sì agli smartphone in classe. Lo annuncia senza mezzi termini alcuni il sottosegretario del ministero dell’Istruzione, Davide Faraone, incalzato per l’occasione dai microfoni di Melog su Radio 24. Una presa d’atto forte ed inequivocabile, quasi preparatoria oltre che finalizzata a sondare il terreno, in attesa poi che il divieto in vigore dal 2007 possa esser definitamente espunto ed archiviato. <<Dobbiamo istituzionalizzarne l’utilizzo, togliere il proibizionismo>> ribadisce il sottosegretario del ministero dell’Istruzione, <<è anacronistico vietare l’uso di qualsiasi dispositivo in classe>>. Una vera e propria inversione di rotta, iscritta nel percorso di digitalizzazione compiuto dalle scuole, pressoché antitetica con il divieto introdotto nove anni or sono dall’allora ministro Fioroni: non utilizzare lo smartphone in classe durante le ore di svolgimento delle attività didattiche era infatti considerato come un dovere specifico al quale gli studenti dovevano sottostare, pena sanzioni a discrezione degli istituti.
L’eliminazione del divieto dev’esser ad ogni modo accordato ad un utile impiego del dispositivo mobile, allorché <<ovviamente l’utilizzo dello smartphone in classe non vuol dire stare al telefono o mandare messaggini>>, tiene a precisare Faraone. In quest’ottica saranno dunque gli insegnanti ed i dirigenti scolastici – cui vanno parole d’elogio spese dal sottosegretario del ministero dell’Istruzione – a subordinare l’uso ed il consumo dello smartphone (o di qualsivoglia dispositivo elettronico) <<nella giusta direzione>>. L’obiettivo è presto detto: sviluppare una didattica orizzontale nell’utilizzo del digitale, conformemente agli obiettivi prefissati dal Piano Nazionale della scuola digitale, lanciato lo scorso ottobre dal Miur con la legge sulla <<Buona Scuola>>, volta a rinnovare tutto ciò che concerne la vita in classe tra studenti e docenti e, in aggiunta, procedure amministrative e rapporti con le famiglie.
L’inversione a U serve, a detta di Faraoni, ad abbattere il cyber-bullismo e le barriere tra i vari studenti. <<diamo anticorpi per combattere in maniera critica il cyber-bullismo, spieghiamo ai ragazzi come usare questi dispositivi in maniera virtuosa e a vantaggio della didattica>>. Sì agli smartphone in classe, quindi, seppur orientati nella direzione giusta. <<Stiamo costruendo la scuola del futuro che non potrà non avere anche smartphone e tablet in classe>> conclude il sottosegretario del ministero dell’Istruzione.