Dopo Samsung, Apple, Huawei e Xiaomi, potrebbe toccare ad LG perseguire la strada dei processori proprietari. Un indizio decisivo può esser in tal senso offerto dal recente passato, allorquando il produttore di Seoul presentò il primo smartphone LG (destinato pur tuttavia unicamente al mercato coreano) corroborato da un chipset <<fatto in casa>> denominato Nuclun. Una apparizione invero sporadica che, secondo le indiscrezioni dei mesi precedenti, potrebbe essere letta come una sorta di apripista ad una strategia futura, improntata per l’appunto sull’impiego di processori proprietari e, dunque, slegati dall’ormai tradizionale patnership con Qualcomm.
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Il nome dei nuovi SoC di LG (Nuclun 2 od altro appellativo commerciale) torna nuovamente in auge a fronte della presentazione di una domanda presso l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale. Conosciuti per l’appunto come <<LG KROMAX Processor>> e <<LG EPIK Processor>>, non sembrano esserci dubbi in merito all’oggetto della recente richiesta avanzata dal produttore coreano, che però non va a specificare quello che sarà il corretto inquadramento sul mercato delle due componentistiche hardware.
I SoC potrebbero infatti essere incastonati sui nuovi smartphone LG, oppure ancora su dispositivi IoT (ad esempio, lo scorso anno Intel ha confermato ufficialmente che produrrà chip di smartphone ARM realizzati da LG nelle sue fabbriche). Al di là del segmento di destinazione, c’è però un aspetto interessante: i due processori utilizzeranno l’attuale tecnologia con processo produttivo a dieci nanometri, la stessa impiegata sugli smartphone Android del 2018.