Gli smartwatch Pebble – e l’annesso apprezzato ecosistema che ruota attorno ai servizi dell’ormai defunta startup americana – non verranno travolti dalla recente acquisizione portata avanti da Fitbit. Almeno per ora e comunque per tutto lo spirare del 2017. Una rassicurazione d’obbligo, promossa in queste ore dallo sviluppatore Jon Barlow a mezzo del blog Pebble, che non ha tardato a rasserenare un po’ gli animi e gettare acqua sul fuoco dopo l’avanzare di congetture (anche abbastanza pessimistiche) legate per l’appunto a prodotti e servizi della compagnia statunitense.
Acclarato infatti lo stop alla produzione di nuovi smartwatch Pebble – allorché l’azienda, come ha annunciato nei giorni scorsi, chiuderà i battenti e si congederà dal mondo tecnologico – non per questo verranno dimenticati tutti i dispositivi (circa due milioni, tiene a precisare la stessa società) smerciati finora. Almeno per tutto il 2017. Gli sviluppatori Pebble, entrati sotto l’egida del produttore di bracciali per il fitness Fitbit, garantiranno infatti il corretto necessario supporto a tutti i possessori degli orologi smart dell’azienda: le applicazioni continueranno insomma ad esser normalmente a disposizione, alla stregua del negozio di app, del kit di sviluppo software e dell portale dedicato agli sviluppatori.
Insomma, nessun cambiamento radicale nonostante la manovra finanziaria portata a termine da Fitbit. Od almeno nel breve tempo. Le avvisaglie di un qualcosa che potrebbe cambiar a stretto giro di posta (magari già dal 2018) sembrano tuttavia palesarsi man mano che si scorre al comunicato stampa diramato in data odierna. In futuro, si legge infatti testualmente, arriveranno alcuni aggiornamenti per consentire alle app di funzionare stand alone, ossia anche senza il necessario supporto dei servizi cloud. Che potrebbero esser dismessi tra dodici mesi esatti.
Cosa accadrà agli smartwatch Pebble a far data dal 2018 è tuttavia ancora un mistero. Il gruppo sta toccando con mano alcuni componenti (messaggistica, dettatura e meteo) per valutare il da farsi e capire se quest’ultimi potranno continuare a far parte dell’offerta targata Pebble. La società americana, ricordiamo, era finita sull’orlo di una crisi dopo il successo raggranellato nell’ormai lontano 2012. Il licenziamento, a marzo scorso, di 40 dipendenti (circa il 25% del personale), aveva reso impellente la ricerca di un acquirente, manifestatosi poi nei mesi a seguire dal rinomato Fitbit.